L’aspettativa di vita negli Stati Uniti è scesa a quota 76 anni, nientemeno che ai livelli del 1996. La pandemia ha avuto certamente un’influenza sui dati più recenti, ma il processo era già in corso da tempo e per diversi motivi.
Nel nord est dell’Ohio, per esempio, il numero di morti violente, incidenti od overdose, o di decessi per malattie croniche è di gran lunga superiore alle medie nazionali. “La prima cronicità è l’obesità, la seconda è il tabagismo e al terzo posto vi è l’epidemia di oppioidi”, spiega Brad Schneider, medico di base di Ashtabula. Una figura di cui c’è carenza: la media in Ohio è meno della metà di quella nazionale: una ogni 3’800 abitanti.
“Ci si è illusi che allargando la copertura assicurativa e spendendo soldi si potesse risolvere il problema”, aggiunge Schneider, “ma bisogna guardare le cause. E bisogna investire, ridare valore alla medicina e alle cure di base”.
“In Ohio, inoltre, rispetto ad altri Stati, le tasse sulle sigarette sono più basse, i fumatori quindi sono di più”, spiega James Misak, del MetroHeath System. “E c’è pure stato un relativo disinvestimento nella sanità pubblica. E queste cose hanno conseguenze”.
Il nuovo ospedale regionale di Cleveland è stato inaugurato a novembre. Per un Paese che per la sanità spende come nessun altro, è un paradosso ritrovarsi con una speranza di vita scesa a quella di metà degli Anni Novanta.
“È denaro, a mio avviso, speso male”, aggiunge Misak. “In percentuale rispetto al budget, gli Stati Uniti spendono meno di altri Paesi per le cure di base. E in confronto investiamo meno per quella pubblica di quanto spendiamo per la sanità. E queste scelte hanno un impatto, sulla salute delle persone e, in ultima analisi, sull’aspettativa di vita”.
Cliniche per la longevità, l’esempio di Singapore
Il rapido invecchiamento della popolazione mondiale sta portando ad un boom di investimenti e strutture dedicati alla longevità. A Singapore, per esempio, ha aperto i battenti quella che si definisce la prima clinica in grado di invertire il processo di invecchiamento dei suoi pazienti, attraverso un’inedita ed esaustiva combinazione di dati scientifici. Loretta Dalpozzo ha visitato la clinica privata per noi.
“Molte cliniche eseguono l’elettrocardiogramma standard, noi lo abbiniamo ad test che misurano i millilitri di ossigeno usato durante l’attivita’ fisica, la pressione sanguigna, il polso, le calorie consumate a riposo e riusciamo a stabilire dieta ed esercizi personalizzati”, ha spiegato Oh Eu Leong, medico della Chi Longevity .
Sotto la direzione di Andrea Maier, specializzata nella ricerca sull’invecchiamento sano e sulla demenza, Chi Longevity si presenta come un centro di eccellenza scientifico per l’inversione del processo di invecchiamento. “Noi misuriamo l’età biologica, l’età del corpo, che è diversa da quella anagrafica”, spiega Maier. “Negli ultimi 10-15 anni abbiamo scoperto che i geni tramandati dai nostri genitori possono essere modificati, possiamo accenderli e spegnerli, il che significa che siamo un po’ noi a comandarne l’utilizzo”.
Una volta determinata l’età biologica si fanno altre indagini sul paziente per sviluppare interventi volti ad ottimizzare le funzioni fisiche, cognitive e mentali. L’invecchiamento è il principale fattore di rischio per malattie come il diabete, il cancro e la demenza. Entro il 2050, la popolazione mondiale di anziani raddoppierà, raggiungendo i 2,1 miliardi. L’obiettivo è di sviluppare la medicina della longevità in una specialità medica rispettata e indipendente.
“La quantità di informazioni provenienti da studi clinici e ricercatori è immensa. Il campo della longevità si è espanso enormemente. Dobbiamo prendere i dati chiave e incanalarli nella pratica, sul paziente”, aggiunge Naras Lapsys, direttore clinico e dietista della Chi Longevity. “E’ questa la sfida”.