Reportage

Zaporizhia, la centrale al fronte

Reportage da Enerhodar, dove si trova il più grande impianto nucleare d’Europa, da inizio conflitto in mano russa

  • 26 ottobre 2023, 06:03
  • 26 ottobre 2023, 11:33
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RG 07.00 del 23.10.2023 Il racconto di Luca Steinmann

RSI Info 25.10.2023, 11:39

  • Luca Steinmann
Di: Luca Steinmann 

Enerhodar - Il soldato russo che staziona al posto di blocco si avvicina a grandi passi alla nostra macchina e ci fa segno di abbassare il finestrino. Il volto è celato da un passamontagna, tra le braccia impugna un kalashnikov, sul petto una toppa rossa con la falce e il martello. “Danubio” dice. “Andrej” risponde l’autista. Il soldato ci fa segno di procedere. Sono queste le parole d’ordine che deve sapere chi si dirige verso Enerhodar, la cittadina dove sorge la centrale nucleare di Zaporizhia, la più grande d’Europa e la quinta al mondo. Conquistata dalle truppe russe all’inizio della guerra in Ucraina, da allora si trova esattamente lungo la linea del fronte, con bombe e missili che cadono regolarmente intorno ad essa. 

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Il letto prosciugato del Dnipro

  • Luca Steinmann

Avvicinandosi al suo perimetro si vedono all’orizzonte sei enormi blocchi rettangolari di cemento grigio, ognuno dei quali contiene uno dei sei reattori nucleari che la compongono, circondati da un alto muro ricoperti di filo spinato guardato a vista dai soldati russi. Dietro di loro si intravede un enorme e lungo cratere. E’ il letto del fiume Dnipro, svuotato dall’acqua da quando lo scorso giugno è stata gravemente danneggiata la diga di Kakhovka, situata 150 chilometri più a ovest. Il fiume, seppure svuotato, rappresentava il fronte naturale che divide le truppe russe da quelle ucraine. Le prime situate sulla costa della centrale nucleare, le seconde su quella opposta. Nelle scorse settimane l’esercito ucraino ha lanciato una controffensiva provando a riconquistare i territori in mano ai russi, senza però ottenere i risultati sperati. Il fronte non si è mosso e continua a d essere segnato dal cratere del Dnipro.

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Una palazzina colpita dai droni alle porte della centrale

  • Luca Steinmann

Entrare dentro la centrale è impossibile, si può però parlare con i dipendenti che lavorano la suo interno. Prima della guerra erano circa 13’000, oggi ne rimangono solo 3’000. “Alcuni si sono spostati nei territori ucraini” racconta uno di loro che ha mantenuto il posto di lavoro “altri vivono ancora qui a Enerhodar ma non hanno accettato il contratto di lavoro proposto dai russi”. Prima del 2022 la centrale era gestita dalla società statale ucraina per l’energia atomica. Con l’arrivo dei russi le competenze sono passate alla russa Rosatom, controllata dal Cremlino. In tanti hanno lasciato il posto di lavoro. Chi perché non vuole lavorare per i russi, chi per paura dei bombardamenti. Intorno al reattori si vedono infatti diverse palazzine distrutte dai bombardamenti.

Non è raro vedere sfrecciare nel cielo i droni ucraini, che osservano i movimenti delle truppe nemiche per bombardarle. La notte sono più attivi che mai. Avvicinandoci ad un posto di blocco russo si alza da terra davanti a noi un puntino rosso nel buio. E’ un drone che stava spiando il nemico. I soldati russi levano al cielo i kalashnikov e aprono il fuoco per provare ad abbatterlo. “Andate via” ci dice uno di loro, presto potrebbero bombardarci”. 

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