Un asteroide si avvicina minacciosamente al nostro pianeta; un veicolo spaziale lo colpisce, deviandone la traiettoria e salvando così l’umanità. È una delle più classiche trame di film di fantascienza, da Don’t look up ad Armageddon. Ma si sa, talvolta, la realtà supera la fantasia. Ed è quello che potrebbe effettivamente succedere in futuro: semplicemente, quel giorno non è ancora arrivato, perché l’asteroide 2024 YR4 non rappresenta più una minaccia concreta per il nostro pianeta.
La vicenda
Il 27 dicembre 2024 un telescopio dal Cile identifica l’asteroide denominato 2024 YR4, un oggetto celeste dal diametro tra i 40 e i 90 metri in possibile rotta di collisione con la terra. Data d’impatto prevista: 22 dicembre 2032. A seconda dei materiali di composizione dell’asteroide, un oggetto di questo tipo può arrivare, nel peggiore dei casi, a devastare un’area di decine di chilometri quadrati. Le analisi iniziali indicano una probabilità dell’1,3% che una collisione si verifichi. Il 18 febbraio scorso, la probabilità schizza al 3,1%: un rischio concreto, mai misurato prima d’ora su un asteroide in avvicinamento. L’allarme rientra il 25 febbraio 2025, quando ulteriori osservazioni fanno scendere questo dato allo 0,0027%. Come leggere questa continua variazione del suo grado di pericolosità?
https://rsi.cue.rsi.ch/info/scienza-e-tecnologia/L%E2%80%99asteroide-2024-YR4-rappresenta-un-pericolo-concreto-per-la-Terra--2579421.html
“Quest’andamento è normale in tutte le scoperte, ed è legato al margine di errore”, spiega Luca Conversi, alla guida del team di monitoraggio di asteroidi vicini alla Terra dell’ESA. “Al momento della prima osservazione, l’incertezza è grande”, spiega l’astronomo, precisando che “se la porzione d’incertezza diminuisce e la terra rientra ancora in questo margine, la probabilità di essere colpiti aumenta. Ma se la terra esce dalla zona d’incertezza, come avvenuto in questo caso, la probabilità crolla a zero.”

Un coordinamento globale per la difesa planetaria
Il falso allarme ha permesso ad ogni modo di testare per la prima volta il funzionamento di un protocollo che prevede l’attivazione formale di una task force di esperti suddivisa in due gruppi di lavoro: l’International Asteroid Warning Network e lo Space Mission Planining Advisory Group. I criteri per un loro coinvolgimento sono tre: un asteroide osservato deve avere dimensioni superiori ai 50 metri, con una probabilità d’impatto oltre l’1% nei prossimi 50 anni. Condizioni raggiunte per ora solo – anche se per poco - dall’asteroide 2024 YR4. “I due gruppi di lavoro sono stati creati dopo che un caso analogo si è presentato nel 2004 con l’asteroide Apophis”, spiega ai microfoni del giardino di Albert Ettore Perozzi, già responsabile del Centro di Coordinamento dell’ESA per i Near Earth Objects e dell’Ufficio Sorveglianza spaziale per Asteroidi e detriti dell’Agenzia spaziale europea (ASI). “Allora ci si rese conto che mancava una catena di comando. Chi avremmo dovuto avvertire? Nei film di fantascienza si chiama il presidente degli Stati Uniti. In quel momento non eravamo pronti a rispondere a un’allerta globale, adesso lo siamo.”

Apophis è un asteroide di 320 metri scoperto il 19 giugno del 2004. Il 13 aprile 2029 l’asteroide passerà a meno di 32 mila chilometri dalla superficie terrestre all'interno delle orbite dei satelliti geostazionari, e sarà visibile a occhio nudo.
Come difenderci?
Il rischio di un impatto con asteroidi, per quanto possa spaventare, dicono gli esperti, va normalizzato e considerato un rischio naturale come tanti altri, pensiamo ad esempio alle eruzioni vulcaniche o ai terremoti. Con una differenza: se questi ultimi non si possono prevedere, gli impatti da asteroidi si possono addirittura prevenire. Ed è qui che entra in gioco la tecnologia. Nel 2022, per la prima volta nella sua storia l’essere umano ha spostato l’orbita di un asteroide grazie alla missione DART. Le conseguenze verranno studiate più da vicino da Hera, la prima missione europea di difesa planetaria, lanciata a fine 2024. “L’efficacia di un intervento di questo tipo dipende da cosa stiamo colpendo: se l’asteroide è metallico, ha una densità molto alta ed è più complicato da deviare. Ecco perché la caratterizzazione fisica degli asteroidi è la nuova frontiera della difesa planetaria”, spiega Ettore Perozzi.

Il Faro: Non è ancora l’Armageddon
Telegiornale 01.03.2025, 20:00
Uno spazio da proteggere
Grazie a strumenti tecnologici sempre più sofisticati di certo in futuro rilevamenti di questo tipo aumenteranno. “Oggi conosciamo circa 40’000 oggetti fra asteroidi e comete che passeranno vicino alla terra. Di questi, circa 1700 hanno una probabilità superiore allo zero di colpirci: molti però sono talmente piccoli che non farebbero alcun danno”, spiega Luca Conversi. Insomma, la domanda non è se un asteroide ci colpirà, ma quando. E i difensori del pianeta, che ogni notte osservano il cielo a caccia di nuovi oggetti in traiettoria verso la terra, sapranno avvisarci per tempo, purché le condizioni di visibilità rimangano favorevoli: “I detriti spaziali e i satelliti sempre più numerosi oggi complicano il lavoro di osservazione”, afferma Ettore Perozzi. “Le fotografie scattate dai telescopi presentano talvolta strisce luminose provocate da questi oggetti. È importante per noi far sì che lo spazio non diventi un far west: notizie come quella di YR4 sono l’occasione per far accrescere una coscienza verso lo spazio e per proteggerlo”.