Una meticolosa ricerca condotta nel Regno Unito, si è soffermata sugli effetti dell’intelligenza artificiale sulla disoccupazione con risultati in parte sorprendenti: questa tecnologia, contraddicendo infatti talune paure sul futuro, porterebbe all’aumento dei posti di lavoro ma anche alla crescita della disparità fra regioni ricche e quelle meno ricche.
Secondo l’autore dello studio, il Prof. James Hayton della Warwick Business School, la ricerca ha rilevato che nelle aziende l’uso dell’intelligenza artificiale finora ha portato all’eliminazione di alcuni tipi di posti di lavoro e alla creazione di altri. In media, però, l’effetto netto è stato positivo, ossia i posti di lavoro creati sono più di quelli eliminati. Ma il problema è proprio nel termine “in media”, perché, come spiega lo studioso, l’effetto è quello di un’arma a doppio taglio.
“Abbiamo notato un aumento della diseguaglianza tra regioni: tra le aree più ricche del Regno Unito - spiega - e quelle meno prospere. Dove l’economia va meglio, come a Londra, il livello di istruzione della popolazione è più alto e le infrastrutture informatiche, ad esempio la banda larga o il 5G, sono migliori, in queste zone l’arrivo dell’intelligenza artificiale porta alla creazione di posti di lavoro. In aree depresse, invece, dove il livello di istruzione è minore e le infrastrutture meno complete, i posti di lavoro vengono eliminati”. Dove la disoccupazione è già bassa, insomma, l’intelligenza artificiale porta nuovi posti di lavoro. Dove invece è più difficile trovare impiego, come nel nord dell’Inghilterra, l’intelligenza artificiale aumenta la disoccupazione.
Hayton ribadisce che in aree meno prospere i lavoratori in genere non sanno usare bene l’intelligenza artificiale, i computer sono vecchi e la rete internet è lenta. Quindi la combinazione lavoratore più intelligenza artificiale non aumenta la produttività. In questi casi, le imprese preferiscono semplicemente licenziare i lavoratori e ridurre i costi attivando così un circolo vizioso. Fondamentale, quindi, è la preparazione del tessuto economico di una regione per accogliere l’arrivo di una tecnologia cosiddetta di rottura come l’intelligenza artificiale, auspicio di sigle sindacali britanniche che chiedono al Governo di investire con le imprese e i lavoratori per preparare le zone meno prospere all’arrivo dell’intelligenza artificiale.