La Comunità di interessi del tiro svizzero (CIT) ha lanciato venerdì a Berna un referendum contro la direttiva dell'Unione Europea sulle armi. La nuova norma approvata dalle Camere federali è ingiusta, liberticida, pericolosa e "antisvizzera", hanno dichiarato gli oppositori, parlando di "diktat" imposto dall'UE.
La revisione della legge, che mira a inasprire le condizioni di possesso e vendita di quelle semiautomatiche, deriva dalle misure antiterrorismo decise da Bruxelles. Poiché si tratta di uno sviluppo della convenzione di Schengen, la Svizzera si è impegnata ad adottare la modifica entro maggio 2019, pena la risoluzione dell'accordo. Tuttavia, Berna a ottenuto diverse deroghe, in particolare per l'arma d'ordinanza.
Ma per il Gruppo svizzero di interesse per il tiro a segno, che difende gli interessi di 14 associazioni, il testo approvato dal Parlamento nell'ultima sessione si spinge troppo in là. "Il popolo ha il diritto di decidere se voglia lasciarsi imporre leggi che vengono promulgate solo per pressione dall'estero", ha detto il ticinese Luca Filippini, presidente della CIT, affiancato da alcuni esponenti dell'UDC.
Inoltre, secondo gli oppositori dell'iniziativa, il recepimento della direttiva europea non comporta nessun vantaggio in termini di sicurezza, e sancirebbe anche la fine del tiro come sport di massa in Svizzera.
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Referendum sulla Legge sulle armi
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