Il Kunsthaus di Zurigo rinnova il suo allestimento presentando la controversa collezione Bührle in una luce critica e dialogica. “Non siamo solo un museo in cui si ammira l’arte, ma anche un luogo nel quale si discutono temi difficili,” afferma la direttrice Ann Demeester, introducendo un nuovo approccio per l’istituzione. Un progetto difficile, che mira a bilanciare il riconoscimento dell’arte con la sua provenienza talvolta problematica. Il tema sensibile ha però portato alle dimissioni di un comitato scientifico indipendente, preoccupato per la centralità data a Emil Bührle nella narrazione espositiva.
L’attuale mostra fa luce sui rapporti commerciali che Emil Georg Bührle (1890-1956), fabbricante d’armi e mecenate svizzero intratteneva con la Germania nazista nonché al lavoro forzato in una delle sue fabbriche.
Il museo ora include una sala dedicata alle opere appartenute a collezionisti ebrei, con biografie che ne raccontano la storia, come per “Paysage” di Cézanne. Tuttavia, il comitato dimissionario critica questa mossa: “Ci saremmo aspettati una presenza più marcata di altre prospettive,” sottolineano, chiedendo una rappresentazione più estesa e integrata dei precedenti proprietari nelle sale espositive. “Solo dedicare una sala ai vecchi collezionisti per noi non basta”, hanno ribadito.
Verso un futuro di comprensione e inclusione
Nonostante i passi avanti, il percorso del Kunsthaus è ancora in evoluzione. Una “camera di risonanza” offre spazio a voci diverse e la ricerca sulla provenienza delle opere è in corso. “Ci dovrà essere una fase ulteriore,” ammette la direzione, consapevole che il lavoro per onorare la memoria dei collezionisti ebrei non è ancora finito. L’attuale configurazione dell’allestimento è un esperimento, un’invito al dialogo che il Kunsthaus ospiterà per almeno un anno, riflettendo l’aspirazione di un museo che si evolve e si adatta nel tempo.
Dimissioni in corpore al Kunsthaus di Zurigo
SEIDISERA 02.11.2023, 18:33
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