Il Kunsthaus di Zurigo ha deciso di ampliare le ricerche sulla provenienza di opere d’arte “sottratte a seguito di persecuzioni naziste”. Sotto la lente finirà anche la rinomata collezione Bührle, fiore all’occhiello della permanente zurighese. La dichiarata intenzione di ricerca riguarderà anche le vendite di opere d’arte effettuate per necessità dai proprietari perseguitati dai nazionalsocialisti in Paesi terzi, quali la Svizzera.
Per condurre accuratamente le ricerche, il museo ha messo a disposizione delle risorse complementari, ha indicato la Società nazionale delle belle arti, proprietari della collezione del Kunsthaus. L’istituzione lavorerà in “maniera trasparente” per stabilire professionalmente l’origine delle opere, così da rendere possibili soluzioni giuste ed eque rispetto alla detenzione e/o alla restituzione delle stesse.
L’esame sistematico della collezione è già in corso e come già evocato verrà ampliato. In particolare la ricerca si focalizza sulle opere prodotte prima del 1945 e commerciate tra il 1933 e il maggio del 1945, ha precisato la Società.
La strategia presentata risponde alle critiche sollevate nell'ottobre 2021 a proposito della collezione Bührle. Quest'ultima, esposta al Kunsthaus, sarà l’oggetto di un’analisi separata. Di questa ricerca si occuperà lo storico zurighese Raphael Gross: incaricato dalla Fondazione Bührle valuterà la provenienza delle opere fornendo il verdetto conclusivo per la primavera 2024.
Alcuni esemplari della collezione Bührle
L’indagine vuole inoltre proporre un cambiamento nella percezione della problematica dell’arte depredata durante la seconda guerra mondiale. Infatti in origine, nel dibattito pubblico per “arte saccheggiata dai nazisti” si intendevano soltanto gli oggetti culturali che i nazionalsocialisti avevano direttamente sequestrato ai loro proprietari, per lo più ebrei. A questo riguardo la neo direttrice del Kunsthaus, Ann Demeester ha dichiarato che "in quanto museo, abbiamo una grande responsabilità sociale."
La questione si riallaccia inoltre alla definizione di "fuga di beni" presentato nel 2002 nel rapporto Bergier. Secondo il rapporto l'etichetta si applicava ad opere d'arte che erano state vendute dai loro proprietari in un Paese terzo sicuro come la Svizzera. Per quanto riguarda le questioni di restituzione e risarcimento, si applicano a questi "beni trafugati" standard diversi rispetto alle opere saccheggiate.
Il concetto di beni culturali sottratti a seguito di persecuzioni naziste comprende sia l'arte saccheggiata in senso stretto sia la "fuga di beni". In questo modo si intende tenere conto in modo più completo delle difficili circostanze in cui le persone perseguitate hanno cercato di portare in salvo sé stesse, le loro famiglie e i loro beni. Questo include ad esempio le opere cedute per necessità. Questa estensione in termini di contenuti aumenta anche il numero di opere d'arte che gli eredi degli ex-proprietari potrebbero rivendicare.
Notiziario 15.00 del 14.03.2023
Notiziario 14.03.2023, 15:06
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