È il giorno del ritorno in Consiglio federale della Svizzera italiana, del canton Ticino. Ed è una data, il 20 settembre 2017, che la Svizzera tutta intera deve considerare importante. La Svizzera è un mosaico più fragile di un tempo e anche il Governo del paese deve contribuire a fare in modo che la fragilità non diventi debolezza. Un consigliere federale proveniente da sud delle Alpi, che pensa parla e sogna in italiano, è parte del cemento di questa Nazione.
Nel suo discorso di accettazione della carica, Ignazio Cassis è stato molto chiaro. Si vede come un fabbro, uno che cerca di legare i pezzi che potrebbero staccarsi. Non conviene a nessuno una Svizzera che va da tutte le parti. Sarebbe un paese più debole, incapace di affrontare le sfide del presente e traballante di fronte ai venti tempestosi che soffiano sul continente europeo.
La Svizzera è piccola e deve restare unita nella diversità. Cassis ha subito vestito i panni del costruttore di ponti, non solo perché viene da una regione del paese che per diciotto anni è stata fuori dal governo del paese, ma perché è fatto così, è profondamente svizzero, cerca il dialogo e, se necessario, anche il compromesso. Lo farà anche da consigliere federale.
La Svizzera ha di fronte grandi sfide che non può permettersi di perdere. E il Ticino, non solo perché da oggi ha anche un rappresentante in Governo, deve essere soprattutto parte delle soluzioni e non causa dei problemi del paese.
Reto Ceschi, capo del Dipartimento informazione RSI