Enormi nebulizzatori sono spuntati all’inizio dell’estate fra i tronchi dei pini silvestri della foresta di Finges, una delle più grandi pinete di tutta Europa, tra Briga e Sion in Vallese. Il loro scopo è quello di studiare l’impatto della siccità, nel suolo ma anche nell’aria, sulla salute dell’ecosistema forestale. In pratica un check-up per sondare gli effetti delle temperature estreme su queste conifere. Un problema non solo strettamente botanico, dal momento che il 90% dei boschi vallesani svolge funzioni di protezione dai pericoli naturali.
“Negli ultimi decenni la moria degli alberi è cresciuta a causa della mancanza di acqua nel suolo. Ma negli ultimi 5-10 anni è aumentata anche la siccità dell’aria, che ha portato a una mortalità sempre maggiore e sempre più rapida”, osserva Charlotte Grossiord, professoressa del Politecnico di Losanna (EPFL) e dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL).
Dall’inizio degli anni Duemila i ricercatori del Poli e del WSL studiano gli effetti del cambiamento climatico sui pini silvestri, con strumenti sempre più sofisticati. “Questo apparecchio - spiega Giovanni Bortolami, anche lui ricercatore all’EPFL e al WSL - misura lo scambio di gas tra piante e atmosfera. Quando la pianta è in condizione di stress, la sua crescita si ferma. Per un certo periodo la pianta sopravvive con le riserve interne, ma a lungo andare deperisce”.
L’utilizzo dei nebulizzatori nel bosco di Finges è iniziato questa estate e proseguirà per 4 anni. “Lo scopo - spiega Grossiord - è quello di capire se il pino silvestre avrà un avvenire. Se non sarà in grado di tollerare le condizioni climatiche che avremo in futuro, magari dovremo concentrarci su altre specie più adatte”.