La Svizzera deve rafforzare l'attrattiva della sua piazza economica e mantenerne intatta la competitività. Questi gli obiettivi cardine della modifica della legge federale sull'imposta preventiva, oggetto in votazione il prossimo 25 settembre. A presentare, a nome del Consiglio federale, le argomentazioni in favore del sì, ci ha pensato il ministro delle Finanze Ueli Maurer.
La riforma, su cui il popolo si esprimerà fra una quarantina di giorni, è stata voluta da Governo e Parlamento per permettere a Berna di attrezzarsi meglio contro una concorrenza sempre più agguerrita in ambito fiscale. Poiché la sinistra vi si è opposta presentando un referendum, il progetto dovrà passare lo scoglio delle urne. Stando ai primi sondaggi, i favorevoli appaiono in inferiorità numerica, ma i molti indecisi e l'abbondante mese di campagna rimanente rendono ancora aperto l'esito del voto.
Attualmente, ricorda il dipartimento di Maurer, la Confederazione riscuote un'imposta preventiva del 35% sui redditi di interessi derivanti da obbligazioni. "Diverse imprese emettono quindi le proprie obbligazioni all'estero", ha spiegato nel quadro di una conferenza stampa il consigliere federale, il che comporta una perdita in termini di posti di lavoro e di entrate fiscali.
Concretamente la modifica di legge prevede di esonerare dall'imposta preventiva le obbligazioni svizzere emesse dopo il 1° gennaio 2023, mentre gli interessi su quelle esistenti continueranno a essere assoggettati. Un altro obiettivo riguarda l'abolizione della tassa di negoziazione riscossa sulle obbligazioni elvetiche, così da renderne più interessante l'acquisto tramite negoziatori di titoli domiciliati in Svizzera.
Stando al Consiglio federale la novità incentiverebbe le società elvetiche ad acquisire nuovamente maggiori fondi sul territorio nazionale, rafforzando il mercato obbligazionario - dove Berna è attualmente in ritardo rispetto per esempio a Lussemburgo, Singapore, Corea del Sud, Stati Uniti e Regno Unito - e creando posti di lavoro.