Amnesty International è preoccupata per l’erosione della libertà di manifestare in Svizzera. In quanto “baluardo centrale contro l’arbitrio e l’ingiustizia”, questo diritto dovrebbe essere particolarmente protetto di fronte all’aumento dell’odio e dell’autoritarismo in tutto il mondo, secondo l’ONG.
Alcuni cantoni hanno recentemente limitato la libertà di manifestare, osserva l’organizzazione per i diritti umani nel suo rapporto annuale pubblicato martedì. A Zurigo, una nuova legge richiede un’autorizzazione preventiva per le manifestazioni e consente di fatturare i costi della polizia agli organizzatori.
A Ginevra non è più possibile sfilare quando e dove si vuole. Il Consiglio di Stato ha deciso di intervenire in risposta all’aumento delle manifestazioni a sfondo politico nel centro della città, che causa l’esasperazione dei negozianti. Inoltre, gli studenti di diverse scuole sono stati minacciati di sanzioni e perseguiti dalla giustizia per aver partecipato a manifestazioni contro la guerra a Gaza.

Il dramma di Gaza
Telegiornale 23.04.2025, 20:00
“La libertà di espressione e il diritto di riunione pacifica sono i pilastri di una società democratica e un test reale del vero impegno della Svizzera per i diritti umani”, ha dichiarato Alexandra Karle, direttrice di AI Svizzera, citata in un comunicato.
Tradizione umanitaria
Il rapporto critica inoltre la Svizzera per due decisioni controverse: la sua “esitazione” nel conformarsi alla sentenza della Corte europea dei diritti umani a favore delle Anziane per il clima e la sospensione degli aiuti umanitari all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) durante la guerra a Gaza.
Nel maggio 2024, dopo mesi di polemiche, il Consiglio federale ha deciso di versare 10 milioni di franchi all’UNRWA mentre per il 2024 erano stati stanziati 20 milioni di franchi a questo scopo.
A settembre, il Consiglio Nazionale ha appoggiato la proposta dell’UDC di sospendere i contributi all’organizzazione. Lo scorso marzo però il Consiglio degli Stati si è rifiutato di seguire la Camera del popolo. Per il momento, quindi, la Svizzera non sospende i versamenti all’agenzia ONU.
Per Amnesty “questo atteggiamento indebolisce la tradizione umanitaria della Svizzera e mette in discussione il suo impegno nei confronti del diritto internazionale. Le autorità svizzere devono svolgere un ruolo diverso sulla scena internazionale e difendere inequivocabilmente il sistema globale di protezione dei diritti umani”, sottolinea Alexandra Karle.
Quanto detto della Svizzera si inserisce in un quadro preoccupante a livello mondiale. Il pianeta si trova in una “crisi dei diritti umani”, con Donald Trump nei panni non dell’iniziatore, ma dell’acceleratore di tendenze che erano già in atto. Il nuovo inquilino della Casa Bianca - scrive l’organizzazione - minaccia di provocare “la fine delle regole e delle istituzioni che hanno assicurato la pace, la libertà e la dignità umane dopo la fine della Seconda guerra mondiale”, secondo la segretaria generale per la Germania Julia Duchrow. La fine di USAID, essenziale per l’aiuto fornito in particolare ai Paesi più poveri, costituisce un pericolo per milioni di persone.

Netanyahu da Trump
Telegiornale 08.04.2025, 12:30