Svizzera

Invitarono alla diserzione, in tre a processo

Gli imputati, attivisti per il clima, pubblicarono un articolo favorevole al boicottaggio dell’esercito; si sono opposti a un decreto d’accusa e per questo compaiono dinnanzi al Tribunale penale federale

  • 5 maggio 2023, 12:07
  • 27 luglio 2023, 18:05

Attivisti alla sbarra a Bellinzona

Telegiornale 05.05.2023, 12:30

  • archivio keystone
Di: ATS/TG-Pacella/Red.MM

Tre attivisti per il clima sono sotto processo venerdì presso il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) aveva emanato nei loro confronti un decreto d’accusa proponendo una pena pecuniaria tra le 50 e 60 aliquote giornaliere con la condizionale, che essi hanno contestato: gli imputati sono accusati di aver provocato ed incitato alla violazione degli obblighi militari tramite il sito Internet "Sciopero per il clima" e a mezzo stampa.

I tre vodesi, di rispettivamente 21, 23 e 32 anni, sono stati ritenuti colpevoli di provocazione ed incitamento alla violazione degli obblighi militari in base al decreto d'accusa del 9 dicembre 2022. Concretamente, l'MPC rimprovera loro di aver pubblicato nel maggio 2022 un articolo intitolato "L'esercito, io lo boicotto". "Per motivi di etica, morale, responsabilità ecologica e sociale" i tre imputati hanno incitato i visitatori del sito a non prestare servizio militare e a non pagare la tassa militare.

Oltre alle 60 aliquote giornaliere, a un imputato è stata inflitta un'ammenda di 300 franchi. Oltre ad aver "pubblicato su internet informazioni precise e concrete a beneficio di un vasto pubblico" che incitavano a violare gli obblighi militari, per l'MPC l'attivista ha inoltrato questo appello a più di 200 persone, soprattutto giornalisti.

A denunciare il fatto era stato il consigliere nazionale dell’UDC Jean-Luc Addor, secondo cui la lettera violava l’articolo 276 del Codice penale, che in sostanza prevede che la chiamata alla diserzione venga punita. Con l’avallo del Consiglio federale l’inchiesta è andata avanti e nei confronti dei giovani è stato emanato un decreto d’accusa.

In aula gli avvocati difensori hanno ribadito la centralità della libertà d’espressione e puntato il dito contro la sproporzione dei mezzi messi in campo per un processo di questo genere.

In passato il Governo aveva negato il prosieguo di inchieste per infrazione all’articolo 276, ma in questo caso, come spiegato anche in un’interpellanza, per l'Esecutivo a contare più chela libertà d’espressione è la difesa degli interessi del Paese.

Non è noto quando sarà emessa la sentenza, ma non è escluso che il dispositivo possa essere reso noto già in serata.

Questa mattina, una quindicina di manifestanti hanno protestato davanti alla sede del TPF, srotolando uno striscione con una scritta che assimilava l’esercito alla violenza e sul quale si poteva leggere ance “disertare non è reato”.

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