Ambedue le iniziative perdono consensi. Ma se la prima mantiene comunque una maggioranza a favore, l’altra appare ormai destinata ad una netta bocciatura. Sono queste, in via di estrema sintesi, le indicazioni fornite dai risultati del 2° sondaggio lanciato dalla SSR in vista delle votazioni federali del 3 marzo.
Il quadro riassuntivo delle tendenze, a livello nazionale, sui due temi sottoposti al popolo
A questo rilevamento, effettuato dall’istituto demoscopico Gfs.bern fra il 7 e il 14 febbraio, hanno contribuito più di 19’000 aventi diritto di tutte le regioni linguistiche del Paese. Le loro opinioni sono state raccolte sia tramite interviste telefoniche, che attraverso le pagine allestite sui portali d’informazione della SSR. Il margine d’imprecisione statistica, per eccesso o per difetto, è di 2,8 punti percentuali.
Maggioranza di misura per la 13esima AVS
Vediamo quindi, nel dettaglio, gli orientamenti emersi in vista dell’appuntamento alle urne. L’iniziativa che chiede una 13esima AVS incassa ancora, fra opinioni decisamente e abbastanza positive, i consensi del 53% dei partecipanti al sondaggio. Il fronte dei favorevoli si è però ridotto, rispetto al mese scorso, nella misura di otto punti percentuali. Di converso è salita dal 36% al 43% la quota dei contrari all’iniziativa.
Quali sono allora le prospettive a meno di due settimane al voto? Anche se ben il 68% di tutti gli interpellati afferma di attendersi un “sì”, l’attuale quadro delle tendenze non consente di prevedere con sicurezza quale sarà l’esito delle urne. Tanto più che, trattandosi di una proposta di modifica costituzionale, si renderà necessaria anche una maggioranza dei cantoni. Interessante, sotto questo profilo, è una valutazione elaborata da Gfs.bern anche in base alle dinamiche di precedenti votazioni federali: da essa emergono 10 cantoni e semicantoni tendenzialmente favorevoli al testo, 8 contrari, sempre fra cantoni e semicantoni, e altri cinque cantoni nei quali si rileva una situazione di incertezza.
Il dato nazionale e quello regionale per la prima iniziativa in votazione
A delinearsi è quindi la prospettiva di una votazione piuttosto combattuta. Intanto, su quest’oggetto, il livello di formazione delle opinioni risulta ormai avanzato: è infatti il 74% dei partecipanti ad aver già maturato salde intenzioni di voto a favore o contro il testo.
A livello regionale è nella Svizzera tedesca che si registra una consistente crescita dei pareri negativi (+8%): qui, ora, si constata un testa a testa fra favorevoli e contrari, con i due schieramenti che si dividono quasi equamente il campo. La Svizzera italiana, invece, continua a primeggiare, nel raffronto con le altre regioni linguistiche, per il numero di consensi all’iniziativa: essi infatti, anche sulla scorta di quest’ultimo sondaggio, rasentano sempre la soglia dell’80%.
Iniziativa sulle pensioni: contrari quasi due terzi degli interpellati
Risulta invece molto più chiaro il quadro delle tendenze per il secondo oggetto in votazione. Contro l’iniziativa sulle pensioni - che punta a innalzare a 66 anni l’età pensionabile, per poi introdurre adeguamenti dell’età di riferimento in base alla speranza media di vita - si schiera il 63% degli interpellati. La crescita dei pareri negativi, rispetto al dato scaturito in gennaio, è di ben 9 punti percentuali, mentre a pronunciarsi favorevolmente è solo il 35% dei partecipanti. A livello partitico si registra una maggioranza di consensi solo fra i simpatizzanti del PLR, dal cui movimento giovanile l’iniziativa ha preso origine .
Le tendenze sul piano nazionale e regionale per la seconda iniziativa in votazione
Con queste premesse lo scenario di un secco “no” alle urne appare ben probabile. Il trend è evidente in tutte le regioni linguistiche e in particolare nella Romandia, dove le opinioni di segno negativo si attestano al 74%. Nella Svizzera italiana si constatava ancora, lo scorso mese, un confronto piuttosto serrato fra favorevoli (45%) e contrari (43%). Ora però sono i dissensi ad aver preso decisamente la volata (72%).
Da segnalare, infine, il dato che concerne le intenzioni di partecipazione al voto. La quota del 52% inquadrata dal sondaggio appare già superiore alla media pluriennale (47,1% fra il 2011 e il 2022) e potrebbe anche ulteriormente aumentare grazie alle mobilitazioni finali prima del voto. Per il 3 marzo, quindi, è verosimile che emergerà un’affluenza alle urne al di sopra del dato fin qui mediamente rilevato.
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