"Ratificando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, 40 anni fa, la Svizzera non ha fatto altro che dare un carattere giuridico, a livello internazionale, a valori che erano suoi da secoli". Sono parole di Dean Spielmann, presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che martedì ha tenuto un discorso davanti all’Assemblea federale in occasione del giubileo per i 40 anni di adesione della Confederazione alla Convenzione.
Il suo intervento, va precisato, ha causato non pochi mal di pancia già prima di iniziare. L’UDC, a un'ora dal discorso, ha pubblicato un comunicato stampa nel quale biasimava l’omaggio reso a "giudici stranieri" e la totale assenza di spirito critico nell’ambito di questi festeggiamenti.
Nel suo discorso, tenuto in tedesco francese e italiano, Spielmann ha ripercorso queste quattro decadi. "Dopo il 1974 è in modo del tutto naturale che la Convenzione è entrata nell’ordinamento giuridico interno grazie a un’attitudine delle autorità elvetiche che non esiterei a definire esemplare".
È senza dubbio grazie a questo approccio, che la Svizzera è stata condannata poche volte nel corso di questi anni, ha inoltre chiosato Spielmann. "Testimoniano del funzionamento esemplare delle vostre istituzioni", ha detto mettendo poi l’accento sul ruolo chiave svolto dalla Svizzera a Strasburgo: "Nessuno può dimenticare che l’idea della fusione della Corte e della Commissione in un’unica corte è stata della delegazione elvetica".
Pochissimi minuti fa, in conclusione, Spielmann, che ha tenuto a sottolineare di non essere un giudice straniero ma un amico della Svizzera, ha citato il presidente della Confederazione Burkhalter: "poche settimane fa l’ho sentito dire che la Convenzione è un’opportunità per la Svizzera. Sono parole che ho apprezzato e oggi vorrei dirvi che la Svizzera, grande democrazia, è una grande opportunità anche per la nostra corte. Spero che continueremo ancora per molto tempo il nostro percorso comune".
SP
Dal TG20:
RG 18.30 del 09.12.14 - Il servizio di Monica Fornasier