Ticino e Grigioni

A Bondo l’inchiesta penale riapre vecchie ferite

Cinque persone sono accusate di omicidio colposo per gli otto morti causati dalla frana. Il Cantone e l’ex sindaca Anna Giacometti pronti a collaborare

  • 31 gennaio, 19:59
  • 31 gennaio, 21:42
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La frana si era staccata dal Pizzo Cengalo, in Val Bregaglia

  • Keystone
Di: TG/Quotidiano/pon

“Le conseguenze della frana gravano molto sia sui familiari delle otto vittime sia sui collaboratori interessati (...). Per l’Amministrazione cantonale è molto importante che il procedimento avanzi rapidamente e che possa essere fatta chiarezza a beneficio di tutte le persone coinvolte. Fornirà perciò il contributo necessario”. Questa la posizione del Cantone dei Grigioni, dopo che la il ministero pubblico retico ha messo sotto inchiesta cinque persone per omicidio colposo in relazione di otto persone per la frana del Pizzo Cengalo, il 23 agosto 2017. Due delle persone interessate dal procedimento penale sono funzionari dell’Ufficio delle foreste e dei pericoli naturali, una terza era un consulente esterno.

Due, infine, sono rappresentanti del comune di Bregaglia. “Ho preso atto della decisione del procuratore e chiaramente sono a disposizione per rispondere alle domande che mi saranno fatte”, ha detto l’ex sindaca e oggi consigliera nazionale Anna Giacometti, che ha declinato una richiesta di intervista, limitandosi a una breve dichiarazione. Giacometti non è ancora stata sentita dalla giustizia su questi fatti.

L’apertura del procedimento penale è una svolta che arriva a pochi mesi dalla perizia del geologo vodese secondo cui i sentieri della Val Bondasca avrebbero dovuto essere chiusi, considerati i pericoli osservati già prima della tragedia. Le avvisaglie di un grosso evento, aveva sostenuto nelle sue conclusioni Thierry Oppikofer, c’erano.

Fra la gente di Bondo, c’è chi si rallegra del fatto che si vada in fondo nel chiarire l’accaduto. Ma per altri la novità “fa male perché riapre una ferita che fa fatica a chiudersi”. E anche il sindaco attuale Fernando Giovanoli sottolinea come “dopo sei anni si è ancora qui a discutere. Queste cose pesano, la giustizia macina a rilento. Un po’ troppo semplice dire che se uno è il capo è lui il responsabile. Ci sono concatenamenti di decisioni che vanno prese insieme. E a dipendenza di come finisce questo caso, ci potrebbero essere ripercussioni abbastanza forti”. E in futuro “chi deve decidere chiuderà e proibirà tutto. Il problema passerà poi alla polizia che dovrà far rispettare questi divieti”.

I dubbi sui segnali della frana

Il Quotidiano 31.01.2024, 19:00

L'inviato a Bondo

Telegiornale 31.01.2024, 20:00

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