Sempre più studi odontoiatrici italiani pubblicizzano la propria offerta sulla stampa ticinese e sui media digitali. Il fenomeno, visibile anche sulle insegne led nella fascia di confine, parrebbe suggerire l’esistenza di un “turismo del dentista”, sul calco di quello della spesa. Ma è davvero così? Alla fine scoprirete che “non è Maometto ad andare alla montagna”.
“La concorrenza estera - fa notare Plinio Rondi, presidente della Società ticinese dei medici dentisti (SSO-Ticino) - c’è sempre stata, soprattutto nelle zone più vicine al confine. Non è aumentata negli ultimi anni”. Per Lorenzo Ferretti, presidente dell’Ordine dei medici dentisti del Canton Ticino (OMDCT), “è difficile dire con certezza se c’è una ‘fuga di pazienti’ verso l’Italia e di quale tipo di pazienti si tratta. Ci sembra però che la concorrenza e la pubblicità nella zona di confine non siano fenomeni nuovi. Il fenomeno è limitato in quanto la qualità della medicina dentaria praticata in Svizzera è alta e riconosciuta a livello internazionale”.
Quanto alle tariffe elvetiche, il dottor Rondi fa notare che “in Svizzera i prezzi delle prestazioni odontoiatriche sono stabiliti e approvati congiuntamente dalla Società svizzera degli odontoiatri (SSO) e dalla Commissione delle tariffe mediche (CTM) a livello federale. La salute, e in particolare la salute orale, non può essere trattata come un mercato al ribasso. Il costo è solo uno dei fattori che influenzano la scelta di un terapeuta: la qualità delle cure, la disponibilità, la giusta retribuzione del personale, la tracciabilità dei materiali, il rispetto delle norme igienico-sanitarie e il rapporto di fiducia con il paziente hanno un peso altrettanto, se non più, rilevante rispetto al mero prezzo finale”.
“I meno abbienti non sono abbandonati”
Anche sul fatto che le cure dentistiche siano appannaggio solo di chi può permettersele, il presidente del SSO-Ticino controbatte: “Per le fasce meno abbienti della popolazione esistono sostegni come le prestazioni complementari e gli aiuti sociali. Non sono abbandonati come potrebbe sembrare. Essi rappresentando un’importante parte della nostra utenza”.
È poi da dimostrare, secondo Rondi, che la differenza di costo tra il Ticino e le zone di confine sia realmente significativa: “Alcune strutture nei paesi limitrofi offrono trattamenti a prezzi molto bassi, ma per farlo devono spesso accettare compromessi, soprattutto sulla qualità dei materiali. Senza dimenticare una pratica conosciuta in strutture all’estero (qui parliamo soprattutto di Paesi balcanici o in Ungheria) quella dell’overtreatment. Attirare la pazientela con scontistiche mirabolanti per poi proporre trattamenti non necessari”.
Da parte sua il dottor Ferretti invita a “fare attenzione ai costi nascosti per i pazienti: quando vengono offerte prestazioni gratuite o esageratamente scontate spesso si vedono casi in cui, per rientrare nei costi, si effettuano trattamenti che non erano necessari o trattamenti di qualità insufficiente usando materiali discount e meno performanti .Ad esempio è molto facile pubblicizzare un impianto alla metà del prezzo. Più difficile per il paziente è capire che gli si fanno otto impianti, dove magari ne servirebbero solo quattro”.
Un'arte in continua evoluzione: 1946 a Neuhausen am Rheinfall (SH) la prima fabbrica di materiale da medicazione
Dagli anni ‘60 la SSO promuove a livello svizzero dei programmi mirati sulla prevenzione e la responsabilità individuale: “Queste misure, se applicate correttamente, fanno veramente la differenza a livello di salute e di costi. I prezzi dei medici dentisti SSO rispecchiano la realtà sul territorio e considerano tutti gli aspetti legali della professione (qualità, trasparenza, salari equi per il personale, tracciabilità e garanzia di provenienza dei materiali, gestione sicura dei dati, applicazioni normative sterilizzazione ed igiene,…)“, afferma il dottor Rondi.
Rimborsare le cure?
È un dato di fatto che le spese dentarie in Svizzera, nell’ultimo quindicennio, siano cresciute, in proporzione, nettamente meno di quelle sanitarie. Lo ricorda lo stesso Consiglio di Stato, che ha invitato la scorsa estate il Parlamento a respingere l’iniziativa popolare “Per il rimborso delle cure dentarie”. Nell’ultimo decennio 2012-22 le spese dentarie, scriveva il Governo, hanno registrato una crescita inferiore al 5% contro un aumento del 35% delle spese generali nel settore sanitario. I numeri assoluti, riferiti al 2022, sono di 4 miliardi di franchi per la cura della dentatura su una sanità che costava complessivamente 91,5 miliardi di franchi (martedì il KOF ha previsto il superamento dei 100 miliardi nel 2025, per la precisione 103 miliardi). Nel 2008 il rapporto era di 3,7 miliardi per la cura dei denti su 58,5 miliardi di spesa sanitaria complessiva. In Ticino i costi per le cure dentarie vengono stimati a 160 milioni di franchi (dati 2022), di cui 3,4 presi a carico dalla Legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal). Oltre il 90% dei costi per la profilassi e le cure dentarie sono a carico dei pazienti, direttamente o attraverso coperture assicurative private.
Una copertura delle cure dentistiche sul modello LAMal presenterebbe secondo il presidente della SSO-Ticino diverse criticità: “I pazienti che trascurano la propria salute orale lo fanno per diverse ragioni, il costo è solo uno di questi aspetti. Anche con una copertura dei costi da parte di un’assicurazione sarebbero molti i pazienti a non recarsi dal dentista; addirittura ci troveremmo confrontati con un aumento marcato dei costi (come si può vedere per la salute generale) dovuto a una deresponsabilizzazione dei pazienti”.
La deputata: “Denti fondamentali per la salute generale”
La crescita contenuta dei costi per la salute dentale viene attribuita dal Governo, sempre nel documento citato, allo “sviluppo positivo della salute dentale”. A tal proposito si cita la forte diminuzione della carie nei bambini e negli adolescenti, nell’ordine dell’80-90% sull’arco di 40-50 anni, grazie anche “all’istituzione dei servizi dentari scolastici” e della profilassi.
Una visione positiva che la deputata del PVL Sara Beretta Piccoli, di professione igienista dentale e autrice a inizio gennaio di una mozione per l’istituzione della figura del “dentista cantonale”, tende a ridimensionare: “In passato si puntava molto di più sulla prevenzione in età scolare e i ragazzi erano molto più seguiti dai dentisti scolastici in questa fase di profilassi. Gli stessi insegnanti erano più coinvolti in un rapporto diretto con gli allievi. Questa attenzione al dettaglio può fare la differenza permettendo alle persone, una volta adulte, di risparmiare un sacco di soldi. Ma anche lo Stato e, in definitiva, le casse malati possono trarne un beneficio: perché le cure dentali, come ricordo nella mozione, sono di fondamentale importanza per mantenere la salute generale e il benessere del corpo”. Oltre che su sicurezza ed eventuali abusi nel settore, il “dentista cantonale”, conclude la deputata, “potrebbe vigilare anche sugli aspetti legati alla prevenzione”.
Prevenzione in età scolare? Efficace per il Governo, meno per la deputata
Da parte sua il Consiglio di Stato afferma che il Servizio dentario scolastico offre “un efficace sistema di prevenzione”. E fornisce le cifre: mediamente ogni anno vi fanno capo oltre 20’000 bambini/e e ragazzi/e per una spesa di 3 milioni di franchi (di cui un quarto per le cure e il restante per la profilassi).
I tempi della politica
Le tempistiche nell’evasione degli atti parlamentari non sembrano in ogni caso porre questo tema, come altri legati alla salute dentale, in cima alle priorità della politica. Basti ricordare che l’iniziativa popolare “Per il rimborso delle cure dentarie”, depositata nel febbraio 2015 con 8’300 firme valide, ha atteso quattro anni per essere dichiarata “ricevibile” dalla Commissione della sanità e sicurezza sociale e altri cinque ne sono serviti per ricevere lo scorso luglio preavviso negativo dal Consiglio di Stato. Quando verrà discussa in Gran Consiglio non è dato sapere.
Serve lo strumento giusto
Ma l’autorità pubblica è davvero disinteressata al tema, oppure la salute della bocca in definitiva è un affare privato? “In Svizzera - leggiamo ancora dal messaggio del Governo ticinese - l’assistenza odontoiatrica si fonda sulla responsabilità individuale del paziente, sulla prevenzione e sulla libera scelta del medico dentista e del trattamento”.
“Tempi maturi per un dentista cantonale”
È un approccio corretto, quello di lasciare sostanzialmente al libero mercato il compito di autoregolarsi attraverso la concorrenza oppure la politica potrebbe fare di più? La figura del dentista cantonale sarebbe utile? “Con il DSS e l’Ufficio del medico cantonale abbiamo una buona collaborazione. Chiaramente anche per loro il lavoro continua ad aumentare e sempre di più fanno fatica a seguire tempestivamente i bisogni del mondo odontoiatrico ticinese”. I tempi, afferma Rondi, “sono maturi per instaurare la figura del medico dentista cantonale (presente nei 3/4 dei cantoni svizzeri) per poter sgravare l’ufficio del medico cantonale e riuscire ad intervenire tempestivamente e in maniera decisa su problematiche che stanno diventando sempre più frequenti ed importanti nell’interesse e la protezione della popolazione ticinese”.
Tempo maturi per un osservatore esterno
L’evoluzione dei costi chiama poi sempre più in causa gli anziani. Sono del resto loro i principali destinatari delle pubblicità per impianti fatte da alcuni centri di oltreconfine. Ne è consapevole lo stesso Governo: “Sempre più persone raggiungono la terza età senza protesi. Questa evoluzione pone però l’odontoiatria dinanzi a nuove sfide”. Un tema di rilevanza sovracantonale, come non manca di rilevare il Consiglio di Stato.
Tre diplomi federali su 35 nuovi dentisti
L’impressione finale resta comunque quella di un settore un po’ lasciato a sé stesso. L’amministrazione cantonale non è stata in grado di fornirci il numero esatto dei dentisti frontalieri attualmente attivi in Ticino. Un dato che poteva essere utile per capire l’evoluzione di certe dinamiche lungo la frontiera. Nel 2015, come si ricava dalla risposta a un atto parlamentare, erano 44 i dentisti con permesso G su 397 dentisti autorizzati al libero esercizio. Oggi non si sa.
Una certa mancanza di dati evidenziata anche da Rondi: “Non disponiamo di cifre esatte sul frontalierato dei colleghi con diploma italiano. Sicuramente oggi il numero di colleghi con diploma esterno che ricevono il libero esercizio è nettamente superiore a quello dei diplomi federali. Attualmente i permessi di pratica della professione su suolo ticinese sono 480 di cui solo 197 (41%) sono diplomi federali. Nel 2023 i rilasci di nuovi liberi esercizi sono stati 35, 3 di questi con diploma federale. Una buona parte di questi colleghi con diploma estero rientra in patria per vivere, ma sempre più spesso i colleghi ‘seri’ si fermano e si trasferiscono a vivere in Ticino”.
Dentisti in Ticino? “Ce n’è una pletora”
Di sicuro, interviene il presidente dell’OMDCT, “non esiste una carenza di medici dentisti nel nostro cantone, anzi c’è piuttosto una pletora”. La maggior parte dei medici dentisti italiani che lavorano in Ticino, prosegue Lorenzo Ferretti, “non sono alle dipendenze di medici dentisti svizzeri, ma lavorano in proprio o alle dipendenze di SA dai nomi fantasiosi che molto sovente fanno riferimento alla Svizzera pur avendo molto poco di svizzero. E quest’ultimo fatto è di nuovo una chiara dimostrazione, anche se ingannevole, dell’ottima nomea della medicina dentaria svizzera che è garanzia di qualità”.
Quanto ai salari confrontati con un numero così elevato di professionisti, il dottor Ferretti ricorda che “i membri della SSO, la Società svizzera degli odontoiatri, hanno l’obbligo di mantenere i salari dei dipendenti (non solo dei medici dentisti) all’interno di paletti ben precisi, calcolati con un minimo e un massimo e basato sugli anni di esperienza lavorativa”.
È pur vero, conclude il presidente dell’Ordine, “che non tutti sono membri della società e non posso escludere che alcuni colleghi ricorrano a professionisti provenienti dall’estero anche per pagarli meno. Purtroppo questo non dipende da noi ma dalla liberalizzazione del mercato del lavoro avvenuta ormai più di 20 anni fa”.
RG delle 12.30 del 19.11.24, il servizio di Gianluca Olgiati
RSI Info 19.11.2024, 15:04
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