Le richieste di aiuto sono tante e in aumento. Persino durante la giornata di riflessione dal titolo “Di povertà ci si ammala”, organizzata martedì a Lugano dal Soccorso d’inverno Ticino, il telefonino della direttrice Paola Eicher ha continuato a ricevere telefonate.
“L’andamento negli ultimi anni è sempre stato molto alto - conferma Eicher alla RSI -. Prima del Covid erano circa 300 richieste. Da allora sono sempre state tra 900-1’000 all’anno. Gli aiuti, che noi diamo per la salute, dunque pagando fatture, dentisti, casse malati e quant’altro, sono aumentati nel 2023 del 27%. Questo ci preoccupa”.
Soccorso d’inverno, che si finanzia al 100% con le donazioni, interviene pagando le fatture scoperte di chi non ce la fa. Soprattutto i premi di cassa malati sono sempre più un problema, eppure sono previsti dei sussidi pubblici per chi è in difficoltà. È la stessa direttrice a spiegare perché non bastano: “Dal 2017 a oggi i premi sono aumentati del 140%. Gli aiuti per le famiglie che richiedono sussidi sono cresciuti solo del 41%”. Ci sarebbe quindi un aumento non coperto del 100%: “Questa è una delle motivazioni. Certo, ci sono gli aiuti. In Ticino e in generale in Svizzera stiamo bene con l’assistenza e tutto ciò che ruota nel sociale. I tempi inoltre molto spesso si sono fatti più lunghi e finché non si ottiene tutta la documentazione la gente aspetta. È lì che interveniamo”.
Sempre meno soldi in tasca per sostenere i costi della salute
Non manca poi chi avrebbe bisogno, ma non chiede perché si vergogna. “Ancora la scorsa settimana - ricorda Eicher - una persona ci ha chiesto aiuto, ma poi si è bloccata quando gli abbiamo detto, come facciamo sempre, di passare prima dall’assistente sociale del Comune. ‘Ma allora non posso’, è stata la sua risposta. ‘Vivo in un piccolo comune della Leventina, poi tutti saprebbero che qualcosa non va nelle mie finanze. Non me la sento’. In quei casi - continua la direttrice - cerchiamo di spiegare che situazioni del genere possono capitare a tutti. Casi come questi ce ne sono tanti. Soprattutto tra le persone di una certa età che avrebbero diritto, ma che si vergognano perché c’è sempre questo stigma che in Svizzera la povertà non esiste”.
Invece c’è e colpisce particolarmente le famiglie con genitori separati, con conseguenze sulla salute che portano stress psichico e trascuratezza. Ce lo spiega Alessia Di Dio dell’Associazione ticinese delle famiglie monoparentali e ricostituite. “Il genitore monoparentale - spiega la coordinatrice - spesso arriva a fare dei sacrifici, in particolare per quello che riguarda la propria salute, mentre tendono a farne molti di meno per i figli che vengono al primo posto. Sono loro stessi a rinunciare a determinate prestazioni, anche a livello medico, proprio perché a fine mese i soldi non bastano”. Una famiglia monoparentale su tre in Ticino, è l’ordine di grandezza fornito da Di Dio, “vive in condizioni di povertà assoluta”.
Le prime spese tagliate in una famiglia monoparentale sono quelle per le vacanze e le attività ricreative. Per chi è povero, in generale, la prevenzione della salute non è un tema, al punto che si calcola un rischio sei volte maggiore di ammalarsi di cancro e un’aspettativa di vita più breve.