La guerra dei dazi innescata da Trump “ci preoccupa soprattutto a livello indiretto, con i dazi applicati ai prodotti agricoli di altri Paesi che si vedranno ridotto il mercato verso gli Stati Uniti e metteranno quindi ancora più sotto pressione il mercato europeo. Il rischio è che avremo da noi maggiori importazioni che metteranno in crisi il settore”. A dirlo, ai microfoni di SEIDISERA, è il presidente dell’Unione contadini ticinesi Omar Pedrini a margine dell’ottantesima Camera cantonale dell’agricoltura, dove si è fatto il punto sulle sfide del settore.
Un settore che, al di là dei dazi, è però maggiormente concentrato su problemi più impellenti e locali. Due su tutti, la filiera del latte in Ticino e la presenza dei grandi predatori.
Ma andiamo con ordine: dalla chiusura della Lati si stima che tre milioni di litri di latte ticinese ogni anno dovranno varcare il Gottardo per essere trasformati. In nove mesi poco si è mosso.
“Poco o nulla è cambiato – spiega ancora Omar Pedrini –, qualche piccola produzione si è riusciti ad affidarla ad altri, ma il grosso del latte industriale resta ancora senza un acquirente locale”. Per gli allevatori ticinesi questo si traduce in più costi. Da qui una delle tre risoluzioni votate oggi all’unanimità e all’indirizzo del Consiglio di Stato ticinese.
“Fondamentalmente la nostra richiesta è quella di poter creare un ente interprofessionale. Rinnoviamo anche l’appello per il finanziamento per quanto riguarda il trasporto del latte, affinché sia fatto con un credito nuovo e non utilizzando fondi già ripartiti in altri settori agricoli. Infine chiediamo anche che venga finalmente data una risposta sul ricorso pendente al progetto Blenio Plus” spiega Pedrini. Blenio Plus prevede la nascita di un caseificio ad Olivone, bloccato però da un ricorso del Caseificio del Gottardo.
Per quanto riguarda invece i costi di trasporto, la risposta è arrivata direttamente sul posto dal consigliere di Stato Christian Vitta: “Il Governo è intervenuto nell’ambito delle sue competenze con un credito straordinario proprio per far fronte a questa fase transitoria, ma nell’ambito del preventivo 2026 sarà prevista una voce per questo tipo di spesa. Però poi è importante che anche il settore riesca a organizzarsi all’interno del Canton Ticino, perché lo scopo non è certo quello di portare tutto il latte oltre Gottardo”.

Un momento della Camera agraria ad Ambrì
Lupo: “Spiegare a Berna le specificità del territorio ticinese”
E poi c’è il capitolo lupo: con una seconda risoluzione la Camera Agraria ha chiesto al Consiglio di Stato di spiegare a Berna la particolarità ticinese, dove meno del 30% degli Alpi è proteggibile. Servono misure più incisive ed eccezioni all’obbligo di abbandonare l’Alpe alla prima predazione.
Christian Vitta ne ha già parlato con i consiglieri federali Parmelin e Rösti: “Chiediamo che questo scarico avvenga perlomeno dopo la terza predazione o dopo che il 10% degli animali sia stato attaccato”.
Intanto al lupo sembra essersi aggiunta, un po’ a sorpresa, anche la lince, come testimonia Lara Ghirlanda, nominata oggi nella direttiva dell’Unione Contadini e titolare di un’azienda a Osco, in Leventina: “Durante l’estate 2024 abbiamo trovato una capra predata. Avevamo le reti anti lupo, quelle alte e mai avremmo pensato a una predazione di una lince, come non pensavamo che si avvicinasse così tanto al settore agricolo e agli umani”.

Predatori e commercio del latte preoccupano i contadini
Il Quotidiano 26.04.2025, 19:00