Ticino e Grigioni

In attesa di chiarezza sul lupo

Quale futuro per la gestione del predatore in Ticino? Il segretario agricolo Sem Genini e la biologa faunista Silvia Gandolla ne hanno parlato nella trasmissione “60 minuti”

  • Oggi, 05:44
  • 58 minuti fa
lupo

In Svizzera si stima ci siano circa 350 esemplari

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Di: 60 minuti/Pa.St. 

Sul lupo e sulla sua gestione sul territorio ci vuole chiarezza. La chiedono sia gli allevatori che gli ambientalisti, in attesa che a breve il Consiglio di Stato ticinese presenti il piano d’azione cantonale richiesto dal Gran Consiglio. Cosa aspettarsi? Se n’è parlato in un faccia a faccia della trasmissione “60 minuti” andato in onda lunedì alla RSI. Sem Genini, segretario agricolo e granconsigliere per la Lega dei ticinesi, ritiene che debbano essere fatte delle “scelte coraggiose”. Mentre la biologa faunista Silvia Gandolla del gruppo grandi predatori del WWF afferma che sulla questione non ci debba essere polarizzazione: “Per noi associazioni ambientaliste gli agricoltori così come il lupo hanno il loro ruolo”.

Protezione, ma non dappertutto

Secondo le stime, oggi in Svizzera si contano circa 350 esemplari in una trentina di branchi. E dopo il record del 2022 di animali da reddito uccisi dal lupo (allora erano stati registrati 1’480 casi), in due anni le predazioni sono diminuite di un quinto. E questo nonostante il numero dei lupi sia cresciuto. “È un dato che va relativizzato” afferma però Genini. Perché se è vero che le misure di protezione sono diventate più efficaci, è anche vero che molti alpeggi sono stati scaricati prima o sono persino stati chiusi.

Fatto sta che nel frattempo è stato fatto molto sul fronte della protezione del bestiame. Ma un recente studio, precisa Genini, “è giunto alla conclusione che il 65-70% dei nostri alpeggi non è ragionevolmente proteggibile”. E se non sono proteggibili, “allora chiudono”.

Il Ticino, territorio con peculiarità

Gandolla ammette: “Negli ultimi due anni ho visto fare degli sforzi enormi dalla stragrande maggioranza degli allevatori per adattarsi a una situazione molto più grande di loro”. Insomma: “Proteggersi è una cosa onerosa e impegnativa, richiede personale e materiale”. Ma la biologa sottolinea che “l’approccio della Confederazione non sempre tiene conto della peculiarità del territorio ticinese e quindi riteniamo che il Ticino non sia stato aiutato abbastanza o comunque non lo sarà nei prossimi anni, per i quali è comunque stato ridotto del 50% l’aiuto alle produzioni”.

Il lupo e l’uomo

Negli ultimi tempi il lupo sembra essere diventato più spavaldo, avvicinandosi agli insediamenti abitati anche di giorno. Per Gandolla il rischio è basso, “ma non va ignorato”. E parla nuovamente della necessità di comunicazione verso la popolazione “per fare in modo che non vengano lasciati attrattori sul territorio”. Secondo Genini è invece necessario “intervenire prima che sia troppo tardi”.

Entrambe le parti si aspettano ora che il piano d’azione cantonale faccia chiarezza sul tema. “Bisogna capire quanti lupi ci possono essere in Ticino e dove, senza che diano fastidio alla pastorizia” sottolinea Genini. E anche per Gandolla si tratta di capire “in che direzione stiamo andando”. E poi - ribadisce - “ci vuole moltissima comunicazione, sia sulla presenza del lupo sia per spiegare alla popolazione cosa comporta la coesistenza con il predatore.

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60 minuti 17.03.2025, 20:45

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