“Ero in giro per la città con un bus turistico quando improvvisamente ho cominciato a sentire persone che parlavano di Ramblas e dicevano ahora (ndr. in italiano adesso). Poi il mio telefono ha cominciato a squillare: erano amici che mi chiamavano per sapere se stavo bene”.
Reto Kohler di Giubiasco ha la voce tutto sommato tranquilla, nonostante abbia vissuto da vicino i drammatici momenti che hanno sconvolto Barcellona, proprio il giorno del suo compleanno.
“Il bus si è fermato e ci ha fatto scendere a La Pedrera a nord delle Ramblas. Mi sono avvicinato perché ho l’albergo proprio vicino a dove è successo il fattaccio. Già prima di Piazza Catalogna c’era però un cordone di polizia e non ci hanno lasciato passare. Per cui sono tornato a nord e sono andato a cena. È l’unica cosa che posso fare”.
La gente – ci dice Kohler – “qui attorno è serena e anch’io sono tranquillo. L’unica cosa che ho notato è che c’è un silenzio surreale”.
Pochi minuti dopo la nostra breve conversazione telefonica, “il silenzio” del quale ci ha parlato Kohler è stato squarciato da un momento di panico. “Siamo scappati tutti dai tavolini al ristorante in strada! Qualcuno cadeva e sembrava che fosse armato. L’hanno bloccato, ma era un semplice turista in panico. Ora c’hanno consigliato di stare dentro”.
SP