Ticino e Grigioni

Caso Gobbi, versioni contrastanti

Nuovi elementi emergono attorno all’incidente stradale in cui lo scorso novembre è rimasto coinvolto il consigliere di Stato ticinese

  • 21 marzo, 18:18
  • 27 marzo, 20:19

SEIDISERA del 21.03.2024 - Le spiegazioni in diretta di Alain Melchionda

RSI Info 21.03.2024, 18:13

  • Tipress
Di: SEIDISERA/Melchionda/RSI Info

Gobbi ha soffiato per la seconda volta ed è risultato in regola. Ma oltre due ore dopo il primo rilevamento dell’alcolemia, quando era risultato leggermente sopra i limiti. Un test sempre con l’etilometro, visto che il consigliere di Stato non ha fatto l’esame del sangue.

Questi e altri nuovi elementi sono stati ricostruiti dalla RSI attorno all’incidente che ha coinvolto il direttore del Dipartimento delle Istituzioni sull’A2, all’altezza di Stalvedro, in direzione nord. Un episodio, lo scontro della sua auto con un’altra vettura, che è sfociato in un’articolata interrogazione da parte del granconsigliere e presidente del Centro, Fiorenzo Dadò a cui si è in seguito aggiunta una seconda interpellanza del MPS.

La prima, grande novità, è che ora conosciamo la versione del consigliere di Stato Norman Gobbi sulla collisione fra lui e un altro veicolo. Ma da nostre ricerche, alcuni elementi non combaciano. E poi, siamo riusciti a capire sia la successione degli avvenimenti, sia la prassi che deve tenere la polizia in questi casi.

Si è sempre creduto che l’incidente fosse accaduto fra il 13 e il 14 novembre scorso. Quindi a tarda sera, notte. In realtà no: al 117, la telefonata, effettuata dallo stesso Gobbi, è arrivata tra le 19 e le 19.30. Una telefonata, dopo che in un primo momento sembrava che i due potessero arrivare a una constatazione amichevole, diventata ormai inevitabile davanti all’insanabile disaccordo sulle responsabilità dell’uno e dell’altro.

La seconda novità riguarda il test dell’alcolemia. Norman Gobbi, come il diretto interessato ha ammesso, era leggermente sopra i limiti. Leggermente, che nel linguaggio delle forze dell’ordine, corrisponde ai limiti in cui l’infrazione è di tipo amministrativo e non sfocia nel penale. In pratica, fra 0,25 e 0,39 (in milligrammi per litro di aria espirata).

È importante dire che se Gobbi avesse accettato l’esito, il secondo test non sarebbe stato eseguito. Ma il consigliere di Stato si oppone e bisogna così procedere al test probatorio. E qui nasce un grande problema. Esiste un limite di 2 ore dall’evento, oltre il quale non si può più soffiare, ma bisogna chiamare il Procuratore pubblico per eseguire il test tramite l’esame del sangue.

Quella sera, da quanto la RSI ha potuto appurare, le due ore sono state superate, ma Gobbi l’esame del sangue non l’ha fatto. Lo ha detto lui stesso: ha soffiato, ed è risultato in regola. Non sappiamo invece, se in quel lungo lasso di tempo, abbia potuto bere liquidi, cosa che la prassi della polizia vieta.

Infine c’è un mistero anche legato all’auto di Gobbi, ovvero chi l’ha spostata dal luogo dell’incidente. Da nostre ricerche il direttore del DI avrebbe chiesto l’intervento di una ditta di soccorso stradale della regione per far portar via la sua auto accidentata, cosa che ci è stata confermata a voce dagli stessi interessati. Quindi, auto effettivamente prelevata e portata via.

La versione di Gobbi, invece, è che il suo veicolo sarebbe stato guidato da un operaio presente sul cantiere che c’è proprio nella zona dell’incidente, e che l’avrebbe portata lui alla sede della ditta di soccorso. Operaio, che lavora e risponde al Dipartimento del territorio, diretto da Claudio Zali. Due versioni diametralmente contrastanti che andranno chiarite.

Infine l’ultimo punto interrogativo riguarda il giornale cantonale della polizia, dove vengono annotati tutti i verbali e i rapporti. L’episodio dell’incidente è lucchettato, cioè secretato. Una prassi che non sappiamo se sia usuale e in che circostanze, ma che merita un chiarimento. Domande, ve ne sarebbero molte altre, ma sia alla polizia cantonale, sia al direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, non ritengono opportuno rispondere in questo momento, dato l’atto parlamentare pendente.

Nelle ricerche per capire come davvero siano andate le cose, la RSI è riuscita a risalire anche all’altro protagonista dell’incidente, l’uomo di origini tunisine residente in Germania, a Lipsia. I contatti con lui sono difficili, questo per dire che, per ora, non è stato ancora possibile raccogliere la sua testimonianza.

Intanto nella serata di giovedì, l’avvocato Renzo Galfetti - che assiste il Consigliere di Stato - ha invitato, attraverso un comunicato stampa ad attendere le risposte sul caso che verranno fornite dal Governo ticinese in ambito parlamentare. Il legale di Norman Gobbi precisa tra l’altro, in particolare, che il Consigliere di Stato è semmai “parte lesa” nella vicenda e che nei suoi confronti non c’è alcun procedimento.

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