È stata dedicata all’interrogatorio dell’ex municipale di Chiasso, la seconda giornata al processo in corso al Tribunale penale federale che lo vede imputato assieme all’uomo di fiducia in Svizzera di una cosca della 'ndrina calabrese. L’ex municipale è accusato di riciclaggio di denaro aggravato, falsità in documenti e infrazione alla legge federale sugli stranieri con inganno nei confronti dell’autorità.
“Cosi facevan tutti”: è questa la sostanza delle risposte fornite martedì in aula dall’ex municipale. Il trasferimento di un milione e mezzo di franchi da un conto in Svizzera, alle Bahamas e poi di nuovo in Svizzera, era un mezzo in uso nel 2012, periodo di inizio della caduta del segreto bancario, per rendere fiscalmente trasparenti i capitali in nero. “I conti aperti per la famiglia calabrese sono stati accesi dalle banche e non da me”, ha spiegato, “loro semmai dovevano controllare la regolarità delle persone e della provenienza dei soldi. I formulari per l’ottenimento dei permessi di residenza non li ho compilati io, e il contratto d’affitto per il principale imputato”, continua poi l’ex municipale riferendosi al 63enne Franco Longo, l’uomo di fiducia della cosca, “era regolare: ha pagato gli affitti e se poi non ci ha abitato è una questione sua”.
L’ex municipale, insomma, respinge le accuse di riciclaggio, falsità in documenti e inganno nei confronti delle autorità. Ha ammesso tuttavia di aver usato degli espedienti a fini fiscali. Questioni però adesso regolarizzate. In serata è iniziata la requisitoria del procuratore federale Stefano Herold, che continuerà mercoledì con le richieste di pena.
CSI/Bleff