Si è aperto lunedì a Bellinzona il processo a carico dell’uomo di fiducia della 'ndrangheta in Ticino. L’imputato, un 63enne residente a Vacallo e già detentore di un permesso B (nel frattempo revocato), è reo confesso. Finito in manette quasi tre anni fa, nell'ambito di un’operazione antimafia che oltreconfine aveva portato all’arresto di 57 persone, secondo l’accusa avrebbe gestito il denaro provento dei traffici di una cosca della potente mafia calabrese attiva in provincia di Milano.
I soldi, secondo l'accusa, venivano trasferiti da un conto all’altro dal Ticino a vari paradisi fiscali per poi tornare in Ticino per investimenti nel mattone.
Queste operazioni, secondo la Procura federale, sarebbero avvenute con l’aiuto di un ex politico chiassese, che avrebbe in tal senso falsificato documenti e anche le informazioni necessarie all’ottenimento dei permessi di soggiorno del 63enne e della moglie di uno dei capi della famiglia calabrese assente in aula. Verrà quindi processata separatamente. Il dibattimento è stato sospeso fino alle 13.30 per permettere alla Corte di pronunciarsi su questioni pregiudiziali e istanze probatorie sollevate dal difensore del ticinese.
PP del 04.12.17; il servizio di darco Degrussa
RSI Info 04.12.2017, 13:37
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RG/Red.MM