Il 2017 è stato un anno impegnativo per la Magistratura dei minorenni, che in 12 mesi ha aperto 1'222 incarti, ovvero 348 procedimenti penali in più dell'anno precedente. Peggio era stato solo il 2002.
Sessanta minorenni solo nel 2017 sono stati condannati (contro i 32 della media degli ultimi anni) per reati contro l'integrità personale, ovvero risse, aggressioni o liti con vie di fatto e magari anche lesioni.
“Si tratta di un aumento da ricondurre a casi di bullismo – ci spiega il magistrato dei minorenni Reto Medici -. Non abbiamo invece avuto dei casi gravissimi, ma non bisogna dimenticare che dietro ai casi di violenza c’è sempre una vittima, una parte lesa, qualcuno che soffre: quindi sì, questo aumento è preoccupante”.
Incrementato anche il consumo di droga fra i giovani, come pure i furti, i danneggiamenti, le infrazioni alla legge sulla circolazione stradale. Ma cosa significa: che è aumentata la rabbia dei giovani, c'è meno rispetto delle regole, dell'autorità? “Vi sono reati perseguito d’ufficio e altri su querela, probabilmente ci sono casi che negli scorsi anni non venivano denunciati che ora invece vengono denunciati alle autorità penali”, continua il magistrato dei minorenni Reto Medici, “questo potrebbe in parte giustificare l’aumento. E più che l’aumento della rabbia dei giovani credo che ci siano molti adulti che non sono consapevoli del fatto che devono fungere da esempio ai ragazzi, che riflettono i loro comportamenti”.
Il rendiconto sottolinea alcuni bisogni: un rafforzamento del personale (visto che la magistratura dei minorenni segue i casi in modo molto diverso dagli adulti) e la creazione (e qui viene rinnovata la richiesta) di un istituto educativo chiuso per minorenni. “I dati del 2017 e la tendenza del 2018 confermano la necessita di avere questo centro, soprattutto per il bisogno di fermare i ragazzi che sono in crisi, che non danno più ascolto a nessuno, facendo una corretta osservazione dei loro problemi per poi intervenire adeguatamente”, spiega ancora Medici, aggiungendo: “Si stima infatti che ogni anno ci sono 50-60 ragazzi che avrebbero bisogno di un collocamento in una struttura simile”.
Un bisogno confermato anche da una ricerca commissionata alla SUPSI.
CSI/ludoC