"Bisognerebbe andare un po’ oltre l’immagine che ci viene spesso affibbiata. Ossia quella di essere solo coloro che sparano all’animale”, dice alla RSI il presidente dei cacciatori ticinesi, Fabio Regazzi. L’attività venatoria è stata al centro dell’assemblea dei delegati della Federazione dei cacciatori ticinesi che si è svolta sabato all’hotel Serpiano. Sul Monte San Giorgio si sono ritrovati in molti e la sala era affollata a testimonianza di un’attività che nel cantone non sembra conoscere crisi.
Svolgendo i loro compiti, “i cacciatori rappresentano un sostegno per il Cantone”, puntualizza l’ospite d’onore, il direttore di Caccia Svizzera, David Clavadetscher. “Siamo contenti - aggiunge - che vi siano molti giovani interessati”.
Fra Cantone e cacciatori vi è infatti collaborazione. “Credo che sia importante riconoscere il ruolo che noi svolgiamo nella gestione di una parte della selvaggina”, dice ancora Regazzi. “Senza l’intervento dei cacciatori, il Cantone avrebbe un grosso problema non solo a livello di danni, ma anche per il mantenimento del bosco”.
Etica e tradizione all'assemblea dei cacciatori
Il Quotidiano 13.05.2023, 19:00
Un altro tassello dell’attività venatoria è il recupero degli animali feriti, dei quali si occupano i cani da traccia: “L’importanza del loro lavoro è di garantire nell’ambito dell’etica venatoria il principio della ricerca dell’animale ferito. Il mattino il nostro picchetto riceve un avviso di ricerca da parte della Polizia cantonale”, spiega Moreno Lunghi, vicepresidente e cofondatore Cani da traccia Canton Ticino.
Questione di etica e di risparmiare sofferenza alla preda. Davanti all'appartente paradosso, il presidente Regazzi ribadisce quella che è, a suo dire, l’immagine positiva del cacciatore: “Perché è innegabile che qualche problema ce l’abbiamo”.