Negli ultimi anni, Piemonte e Lombardia hanno condotto delle sperimentazioni sulla diga della Miorina con l’obiettivo di alzare il livello del Lago Maggiore in estate. La misura mira a irrigare i campi o produrre elettricità nei periodi di forte siccità.
Le sperimentazioni, decise unilateralmente dall'Italia, stanno suscitando qualche preoccupazione dall'altra parte del confine. Innanzitutto per le conseguenze che la misura avrebbe sulle Bolle di Magadino, che sono una zona protetta di importanza internazionale.
"Questa regolazione sta facendo regredire il gradiente della zona palustre verso la zona agricola, quindi il lago sta mangiando le Bolle di Magadino", riassume Laurent Filippini, capo dell'Ufficio dei corsi d'acqua. "In gioco ci sono circa 300 metri di fascia che rischia di sparire".
Sicurezza idraulica
Complessivamente si parla di 60 ettari (60'000 m²), circa il 10% della superficie delle Bolle. Si aggiunge poi un altro problema, relativo alla sicurezza idraulica. "Un livello estivo più alto ci dà meno margine di reazione in caso di piena", prosegue Filippini. "Quindi se abbiamo delle piene all'inizio dell'autunno rischiamo più danni e più aree colpite".
Il carattere unilaterale delle sperimentazioni italiane è un problema per le autorità svizzere e ticinesi. Cantone e Confederazione auspicano che le modalità di gestione della diga della Miorina tornino ad essere discusse bilateralmente, come previsto dalle convenzioni internazionali.
"Stiamo discutendo con la parte italiana assieme alla Confederazione la creazione di una commissione col compito di vigilare l’attività di regolazione e tutte le attività di incidenza territoriale sul Lago Maggiore", conclude Filippini.