I figli dell’immigrazione degli anni Sessanta, oggi sono cittadini svizzeri. Hanno fatto delle scelte tra l’identità dei loro genitori e quella del paese in cui sono cresciuti. Hanno dovuto assimilare quest’ultima senza rinnegare la prima. Hanno trasformato i sacrifici in lezioni, le offese in stimoli. “Non mi piace la parola integrazione, preferisco il rispetto” taglia corto Kubilay Türkyilmaz parlando della pièce che porta il suo nome, "Kubi", prodotta dal Teatro Sociale di Bellinzona.
Un successo ancora prima della “prima”, che nelle ultime ore ha obbligato gli organizzatori ad aggiungere una replica. Sei spettacoli in cinque giorni nella capitale, dal 17 al 22 gennaio, poi tutti al LAC per la rappresentazione del 1° febbraio. E le richieste non mancano, giunte da Bologna e Brescia, città dove il calciatore ticinese ha giocato e dove tuttora lo ricordano con affetto.
Lo spettacolo – ha ricordato il direttore del Sociale Gianfranco Helbling – è nato due anni fa nel solco della prossimità già ricercata nelle due precedenti autoproduzioni: “L’anno della valanga” del 2013 e “Prossima fermata Bellinzona” del 2015. “Kubi” - coprodotto da Nucleo Meccanico e LuganoInScena – è firmato dai registi Flavio Stroppini e Monica De Bendictis.
L'intervista ai registi
RSI 17.01.2017, 17:44
È la storia dell’indimenticabile giocatore granata Türkyilmaz a far da motore e da sfondo ai dialoghi di quattro donne, durante i 90 minuti di una partita di calcio. Necla, la madre di Kubi, e tre amiche si ritrovano in un appartamento del quartiere delle Semine, dove seguono in diretta TV l’incontro Inghilterra-Svizzera dei campionati europei di calcio del 1996. Sul palco prendono vita i caratteri di Necla Türkyilmaz (interpretata da Amanda Sandrelli), dell’amica romagnola Maddalena, ex portinaia (Tatiana Winteler) e della figlia Camilla (Jasmin Mattei). Con loro Luisa (Silvia Pietta), svizzera DOC, padrona di casa, proprietaria dell’appartamento.
L'intervista ad Amanda Sandrelli
Protagonista assente Kubilay, il bambino straniero che segnava i suoi primi gol nei garage dei palazzi popolari di Via Maestro Comacini, ma anche il calciatore svizzero pronto ad assumersi l’ardita responsabilità di tirare un calcio di rigore a Wembley. A quell’83esimo minuto ci accompagna la commedia, caricando il momento di tensioni emotive, sofferenze irrisolte di una famiglia straniera e di un intero quartiere, che tifano Svizzera perché sul campo c’è uno di loro. Il crescendo è alimentato in scena dalla voce di Daniele Ornatelli (a cui è affidata la telecronaca interattiva) e dalle musiche originali composte di Andrea Manzoni. Dalla pièce è nata un’appendice, il libro “Kubi”, scritto dallo stesso Stroppini. Un complemento utile, più intimo, per approfondire la storia di un campione, di un piccolo quartiere, di un pezzo della Svizzera di oggi.
Kubi dalle Semine a Wembley
RSI 17.01.2017, 17:44
Christian Romelli
Dal Quotidiano:
Le lacrime di Kubi
Il Quotidiano 18.01.2017, 20:00