Ticino e Grigioni

Infermiere forense, iniziano i corsi

Al via uno strumento formativo specializzato per i sanitari - Ogni anno centinaia di persone si rivolgono agli ospedali ticinesi per casi di violenza

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Infermieri contro la violenza

SEIDISERA 11.10.2024, 18:21

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Di: Seidisera/sdr 

Sono 300 le vittime di violenza domestica che ogni anno si rivolgono a uno dei quattro pronto soccorso in Ticino e l’80% sono donne. Casi che però da cinque anni non si trasformano più d’ufficio in segnalazione alla magistratura. Il perché lo ha spiegato alla RSI Alessandro Bianchi, coordinatore del gruppo sulla violenza domestica dell’Ente ospedaliero cantonale. “Alla base di questo cambiamento nella legge - spiega Bianchi - c’è stato quello di mantenere centrale il rapporto di fiducia del paziente nei confronti del medico e del segreto medico. L’obbligo di segnalazione poteva innescare una paura da parte delle persone vittime a rivolgersi a noi per la conseguente segnalazione che ne derivava”.

Arriva il corso di formazione per l’infermiere forense               

E per questo dal 2021 l’EOC organizza una serie di formazioni interne per il personale del Pronto soccorso proprio su queste tematiche: ovvero come riconoscere le violenze domestiche e soprattutto come accompagnare le vittime in un percorso di presa di coscienza e, eventualmente, di denuncia. Una formazione che ora, grazie alla SUPSI, diventa ancor più strutturata con l’obiettivo di avere una nuova figura sanitaria, quella dell’infermiere forense. Il corso partirà il 26 novembre. Tra i responsabili vi è lo psicologo Lorenzo Pezzoli, il quale spiega che saranno presentate le procedure necessarie nelle situazioni critiche e vi saranno anche delle sessioni di pratica. Ad esempio su come effettuare la documentazione delle lesioni, quelle ammissibili in tribunale, oppure con delle interviste mirate alle persone che lavorano al fronte e quindi con un’acquisizione attraverso esperienze consolidate nel territorio.

La formazione ha fatto registrare subito il tutto esaurito, a dimostrazione di un interesse che assomiglia però tanto anche a un senso d’urgenza. Se da un lato questo ha dato soddisfazione agli organizzatori, dall’altra ha aperto riflessioni sul fatto che la violenza è ormai diventata un tema di grande attualità nella società. L’obiettivo finale è quindi “professionalizzare” questa figura dell’infermiere forense e nel contempo creare una rete efficace che metta al riparo i pazienti dalla cosiddetta vittimizzazione secondaria, subendo, dopo la violenza fisica, anche quella psicologica, nel dover raccontare e rivivere il proprio vissuto più e più volte.

“Questa rete - ha concluso Bianchi - è fondamentale perché le persone vittime a volte sono un po’ anche disorientate dalla quantità di enti che gestiscono, o quanto meno assistono, queste persone. Se questi enti fanno rete tra di loro si può creare appunto un percorso più omogeneo e più lineare per queste persone e quindi togliere quelle che sono delle barriere, posso dire, più organizzative che reali. Questo è uno degli obiettivi fondamentali”.

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