Lo scorso 16 marzo l’esercizio della professione è stato vietato per prevenire la diffusione del virus e in Ticino i 9 locali e 15 appartamenti autorizzati, dove esercitavano circa 260 prostitute, sono stati chiusi. Una riapertura non è prevista prima della fine di agosto.
“Su iniziativa dei gerenti dei locali erotici, le persone annunciate e che erano impossibilitate a rientrare in patria hanno potuto continuare a pernottare presso le rispettive strutture a titolo gratuito. Non ci risultano persone senza alloggio”, afferma il capitano Marco Mombelli del reparto giudiziario 2 della polizia cantonale.
Una trentina delle lavoratrici rimaste è sostenuta finanziariamente con buoni alimentari da alcune associazioni, come Antenna MayDay. Alcune hanno invece fatto richiesta per l’indennità perdita guadagno e sono in attesa dei versamenti per marzo. Le entrate non sono però sufficienti a coprire la maggior parte delle spese.
Una situazione ancora più drammatica è vissuta da quelle persone che vivono nella clandestinità. Senza la possibilità di lavorare non hanno come pagare né un alloggio né da mangiare e c’è il rischio che tornino a svolgere l’attività nonostante i divieti, anche costrette da terzi.