L'iniziativa del Canton Ticino che auspica una pena minima di un anno (fino a un massimo di 10 anni) per reati di natura sessuale e una campagna di prevenzione a livello nazionale è, in questo momento, inopportuna. Con questa motivazione, il Consiglio degli stati ha respinto oggi, su raccomandazione della propria commissione preparatoria, la proposta ticinese per 29 voti a 6 e 3 astensioni.
Stando al relatore della commissione, Beat Rieder, il problema sollevato dall'iniziativa è già oggetto di esame a livello di amministrazione nell'ambito della revisione delle pene per crimini di natura sessuale e verrà probabilmente discusso dal Parlamento all'inizio dell'anno prossimo. Non vi è quindi motivo di anticipare i tempi.
Rieder ha anche sottolineato che le proposte del Ticino verranno comunque analizzate nel corso dei lavori che interessano la Commissione degli affari giuridici della camera.
Benché l'esito del voto negativo fosse atteso, il "senatore" Marco Chiesa ha difeso l'iniziativa chiedendone l'approvazione, sostenendo l'inadeguatezza delle pene pecuniarie (generalmente sotto l'anno) per certi delitti a sfondo sessuale, che meriterebbero di essere sanzionati con maggiore severità, per esempio iscrivendo nel codice penale una pena minima di almeno un anno di prigione.
Nel giustificare la propria opinione, il presidente dell'UDC ha fatto riferimento a vicende di cronaca scioccanti e al fatto che molti pedofili sfuggono ancora alle maglie della giustizia. Pene più severe e un'opera di sensibilizzazione sono insomma indispensabili per contrastare crimini di tale natura.