“A gennaio il moltiplicatore cantonale salirà di tre punti”, ricorda Christian Vitta, intervistato dalla RSI alla vigilia del dibattito in Gran Consiglio sulla riforma tributaria. È il punto di partenza all’origine del progetto dell’Esecutivo: “Nel 2019 il Parlamento aveva ridotto transitoriamente il coefficiente d’imposta con scadenza a fine 2023, chiedendo la presentazione di una riforma di natura fiscale. Se non si facesse nulla nel 2024 avremmo un aumento complessivo d’imposta per 45 milioni ed è quello che il Parlamento nel 2019 ci aveva chiesto di evitare”, rammenta il capo del Dipartimento finanze ed economia.
Per neutralizzare questa evoluzione, PLR, UDC e Lega chiedono un taglio lineare dell’1,66% dell’aliquota d’imposta per tutti i contribuenti, una misura che non c’era nel messaggio governativo. Il rapporto di maggioranza vuole inoltre dilazionare su 6 invece che su 2 anni il taglio dal 15 al 12% dell’aliquota sui redditi più elevati. Sono provvedimenti che non piacciono a sinistra: PS e Verdi sono pronti a lanciare il referendum. Il Governo come li vede? “Questo fa parte di quell’accordo politico che in commissione hanno trovato, quindi il fatto di dilazionare nel tempo questa discesa è anche comprensibile nel contesto attuale. In fondo si tratta di dare un indirizzo e un messaggio a questo tipo di contribuenti; che la discesa vi sarà ma più prolungata nel tempo”, spiega Vitta, e aggiunge che “per noi il complesso della riforma ha un costo analogo, quindi in questo senso non pone un problema”.
Gli altri tre pilastri della riforma non incontrano i medesimi ostacoli: sono l’aumento della deduzione forfettaria per le spese professionali, la riforma dell’imposta di successione e donazione e il capitolo legato al prelievo del capitale della previdenza. Il testo che arriva sui banchi del Gran Consiglio sulla carta dispone di 44 voti a favore, il Centro ha detto di volersi astenere. Non gode inoltre dell’appoggio dei comuni, preoccupati per le minori entrate che ne deriverebbero anche per loro.
La riforma non verrà discussa insieme all’altro grande pomo della discordia, il preventivo che contiene una manovra da 130 milioni di franchi. “Noi abbiamo presentato il preventivo con delle misure e poi vi sono delle modifiche di legge che richiedono dei messaggi separati”, ricorda in proposito Vitta. “Vale per la riforma fiscale, vale anche per l’imposta di circolazione. Poi la scelta della tempistica di quando andare in Parlamento spetta al Parlamento stesso” .