Per aiutare a contrastare la carenza di personale nel settore sanitario, in Ticino sono state organizzate quattro giornate proprio allo scopo di avvicinare i giovani al settore. Ben 13 strutture tra ospedali, cliniche, case per anziani e servizi di ambulanza hanno aperto le loro porte, mostrando le opportunità di carriera.
La RSI si è recata all’Ospedale San Giovanni di Bellinzona, dove un centinaio di giovani - chi con le idee chiare chi un po’ meno - ha osservato il percorso che fa un paziente quando arriva al pronto soccorso, osservando così tutte le professioni che intervengono. Un ospedale dove esistono oltre 100 professioni diverse che devono essere mantenute, lavorando contro la mancanza di operatori.
La carenza di personale destinata ad aumentare, che già oggi si fa sentire, obbliga chi opera nel settore a ricorrere ai frontalieri. “Ho sempre detto che tocca alla Svizzera, rispettivamente al Canton Ticino, formare il personale di cui ha bisogno perché, di fatto, noi dipendiamo molto dal personale che proviene da altri Paesi, in particolare dall’Italia e dalla Lombardia”, ha riferito la direttrice del Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport, Marina Carobbio, presente a Bellinzona per vedere il successo di questa iniziativa. Per la direttrice del DECS bisogna “spingere molto sulla formazione e sull’attrattività della professione, sulle condizioni di lavoro in ambito socio sanitario. Ho insistito molto quando ero a Berna - ha riferito ai microfoni di Seidisera - sia per le professioni infermieristiche che socio sanitarie, ma anche per i medici, perché vale anche in questo ambito”.
Più professionisti ma con migliori condizioni di lavoro
Spingere sulla formazione è fondamentale, ma potrebbe non bastare perché poi, tanti professionisti, lasciano il lavoro. “Dobbiamo parlare e affrontare il tema delle condizioni di lavoro, del personale socio sanitario ed è quello che si sta facendo anche a livello federale - conclude Carobbio - con la seconda tappa della messa in opera dell’iniziativa cure infermieristiche forti. Quindi, da un lato formare più personale, dall’altro migliorare le condizioni di lavoro, ed è evidente che i cantoni e le strutture socio sanitarie hanno un ruolo importante. Questo vuol dire permettere la conciliabilità famiglia e lavoro, far sì che la professione per esempio di operatore socio sanitario o di infermiere venga riconosciuta e valorizzata. E queste sono condizioni importanti, per rendere non solo più attrattiva la professione ma anche per fare in modo che le persone rimangano in questo ambito”.
SEIDISERA del 16.11.2024 Il servizio di Christian Gilardoni
RSI Info 16.11.2024, 19:49
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