Ticino e Grigioni

Suter: "Parmelin dice... quello che vogliamo sentire"

"Berna lasci spazio di manovra ai cantoni": cosi il presidente di Gastro Ticino dopo che il ministro ha prospettato una riapertura dei ristoranti "nelle prossime settimane"

  • 19 aprile 2020, 14:55
  • 22 novembre, 19:31
01:11

RG 12.30 del 19.04.2020 Il servizio di Alessia Fontana

RSI Info 19.04.2020, 15:01

  • tipress
Di: Joe Pieracci 

"Parmelin ci sta dicendo… quello che vogliamo sentire. Ma questa è solo la mia personale impressione. Quello che ci ha dato più fastidio, nelle scorse settimane, è stata la mancanza di un orizzonte temporale per la riapertura. Abbiamo perso Pasqua e ora perderemo anche i ponti dell’Ascensione e di Pentecoste. Ma a Berna bisognerebbe rendersi conto del fatto che il Ticino ha una struttura ricettiva molto particolare - e penso ai grotti che sono il nostro valore aggiunto - e che ha una stagionalità molto ridotta. E dunque ogni settimana che perdiamo è un grave danno economico. Che rischia di ripercuotersi anche sulla stagione 2020-21, con diversi fallimenti”.

Così il presidente di Gastro Ticino Massimo Suter commenta oggi la dichiarazione del ministro dell'Economia Guy Parmelin, che non esclude la possibilità che i ristoranti in Svizzera possano riaprire già "nelle prossime settimane", a dipendenza di come si svilupperà la situazione sul fronte dell’emergenza sanitaria. Il Governo valuterà le circostanze ogni settimana in occasione delle sue sedute. Tuttavia, ha aggiunto Parmelin, è imperativo che l'apertura del mercato tenga conto delle esigenze di “protezione della salute”.

“Berna, per fare un buon lavoro, dovrebbe riuscire a non generalizzare troppo e a lasciare spazio di manovra ai cantoni”, replica Suter. Faccio un esempio: “Chi ha delle grandi terrazze può attuare il social distancing molto più facilmente di chi non le ha”. “Ma ci vuole anche parità di trattamento e se un ristoratore non ha le strutture adeguate alla protezione della salute e dunque non può aprire, allora va aiutato”, prosegue.

“Non bisogna mettere in gioco quanto di buono fatto finora. A brevissimo dunque, a meno che ci si sieda davvero ad un tavolo e si trovino degli accordi su delle misure che assicurino sia la sicurezza sanitaria che l’interesse economico, non credo che si riaprirà”, conclude.

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