IL REPORTAGE

Viaggio nella povertà ticinese

Sono in aumento le persone che scivolano nell’indigenza - Oggi si parla di più del fenomeno, ma si stenta ancora a riconoscerlo

  • 9 ottobre 2023, 05:59
  • 18 dicembre 2023, 08:42
Povertà

La difficoltà di arrivare alla fine del mese

  • Tipress
Di: SEIDISERA/Red.MM 

Un recente convegno ha acceso i riflettori sul tema della povertà in Svizzera e in Ticino. Ma non ce ne sarebbe stato bisogno. I numeri degli ultimi mesi mostrano infatti che sempre più individui, in particolare nel cantone, sono scivolati nell’indigenza. I soldi non bastano più nemmeno per soddisfare un bisogno primario come il cibo: “Se a gennaio di quest’anno aiutavamo 2’800 persone alla settimana, ora questo numero è aumentato di 200 unità” dice alla RSI Simonetta Caratti di Tavolino Magico, che agisce sul territorio con le mense sociali e con i centri di distribuzione degli alimenti. “In pochi mesi - continua la portavoce dell’associazione - abbiamo dovuto aprirne due nuovi, uno a Lugano e uno a Bellinzona”. Per Caratti questo è un chiaro segnale che “la precarietà sta effettivamente aumentando, ma vediamo anche che chi viene da noi purtroppo ci resta a lungo”.

E l’indigenza cresce fra giovani e giovani coppie, molte sono donne, poi ci sono i working poor, i lavoratori poveri il cui reddito non basta più. C’è però un’altra fascia della popolazione, quella degli anziani, che le statistiche indicano come a rischio. Anche per loro la rete di aiuto è altrettanto importante. Un recente studio di Pro Senectute fissa al 29% il tasso di povertà assoluta in Ticino tra gli over 65. Tra i fattori considerati a rischio c’è la solitudine, ma anche la bassa scolarizzazione, spiega il direttore Paolo Nodari: “È importante che le persone cerchino aiuto, ma anche informazioni e supporto, sconfiggendo magari quell’iniziale difficoltà legata alla vergogna”.

La vergogna di parlarne

La vergogna di parlare delle proprie difficoltà è un problema anche secondo Paola Eicher Pellegrini, direttrice di Soccorso d’inverno Ticino: “Le persone vengono ancora stigmatizzate da chi pensa che se qualcuno non riesce a gestire le proprie finanze qualche errore l’ha fatto. Invece si dimentica che può bastare una malattia o un divorzio per trovarsi velocemente in difficoltà”. Anche il loro barometro marca tempesta: “Prima della pandemia ricevevamo circa 300 richieste d’aiuto, con un budget anche abbastanza limitato, ora questo numero è triplicato”. Il loro intervento spesso consiste nell’evitare che le persone ricevano uno sfratto: “Magari perché per sbaglio hanno pagato la cassa malati o altre fatture, lasciando indietro l’affitto”.

La paura di perdere i permessi e venire cacciati dal Ticino è l’altro lato inconfessabile di chi ha le tasche vuote. Lo toccano con mano ogni giorno al Centro sociale Bethlehem che alla Resega serve pasti gratis. Non occorre essere poveri per sedersi alla loro tavola. La mensa (non una mensa dei poveri, perché chiamarla così potrebbe indurre qualcuno a non andarci) è aperta anche a chi vuole semplicemente sconfiggere la solitudine. La struttura è stata inaugurata questa settimana e continua la decennale esperienza della Casetta gialla.

Tra chi la frequenta molti sono stranieri, che magari temono di essere rispediti nella nazione d’origine. In molti casi si tratta di ex richiedenti l’asilo che hanno perso il lavoro. “Spesso queste persone temono che venga loro revocato il permesso - dice il coordinatore del Centro Bethlehem fra Martino Dotta - anche se non è il caso e per fortuna non è sistematico. Ma sappiamo che almeno parte dell’autorità cantonale ha portato in avanti questo discorso come spauracchio”.

09:52

I molti volti della povertà in Ticino

SEIDISERA 06.10.2023, 18:49

  • Keystone

C’è molto da fare per le Volontarie Vincenziane

A volte anche chi aiuta ha bisogno di aiuto. È il caso delle Volontarie Vincenziane. Un buon modo per farsi un’idea di quanto diffuse siano precarietà e povertà in Ticino, è passare qualche ora nelle sedi dell’associazione, attiva un po’ in tutto il cantone. Il telefono squilla ogni minuto, poi c’è chi bussa e chi suona il campanello. “Siamo come un ufficio sociale, facciamo tutto. Quando torniamo a casa, siamo esauste” ci dicono alcune volontarie a Lugano, dove un centro di ascolto può aprire tre giorni alla settimana grazie a quattro pensionate laiche che si mettono a disposizione.

“Siamo quelli che danno un aiuto immediato. Arrivano qui persone che non hanno nemmeno un centesimo perché stanno aspettato, per esempio, che l’iter dell’assistenza faccia il suo corso. Ma è un corso lungo. E la persona che non ha nulla in casa da mangiare o non ha i soldi per prendere un bus, come fa?” racconta una di loro.

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SEIDISERA del 08.10.2023: Le Volontarie Vincenziane

RSI Info 08.10.2023, 15:39

L’importanza di riconoscere la povertà

La povertà in Svizzera è ignorata e mal compresa dalla società. E questa povertà tende a ripetersi di generazione in generazione. È quanto emerge dal progetto di ricerca “Povertà - Identità - Società”, presentato lo scorso maggio. Per lottare contro la povertà bisogna anzitutto riconoscerla, dice Annelise Oeschger, membro direttivo del progetto. “Riconoscere la povertà senza rifiutarla significa accettarne l’esistenza, ma anche permettere la partecipazione delle persone che vivono in povertà”. Questo per provare a migliorare la situazione “insieme a queste persone, perché sono loro che conoscono meglio la situazione che stanno vivendo”.

La tesi di Annelise Oeschger è dunque che bisogna coinvolgere chi vive in una condizione di povertà, stimolando il dialogo e la conoscenza con i professionisti che riflettono su come aiutare le persone a uscire dall’indigenza. “Ad esempio i servizi sociali: si tratta di sviluppare un progetto insieme al bisognoso, riflettere insieme sul futuro per capire cosa serve a ogni tappa affinché si possa avanzare”.

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SEIDISERA del 07.10.2023: La lotta contro la povertà passa dalla conoscenza

RSI Info 07.10.2023, 17:38

La povertà, tra ieri e oggi

Si fatica comunque a riconoscere il fenomeno della povertà in un Paese ricco come la Svizzera, dicono alcuni esperti. Com’è cambiata la situazione rispetto al passato? “Oggi se ne parla in modo diffuso e sembra che ci sia più coscienza di questa realtà” afferma l’economista Christian Marazzi, che negli anni Ottanta ha curato il primo studio sulla povertà in Ticino. “È una realtà che sull’arco di trenta-quarant’anni si è rivelata strutturale, sistemica: ci sono gruppi o categorie sociali che sono particolarmente vulnerabili alle crisi”.

Sul fronte della povertà, il Ticino è un cantone fragile, anche perché presenta “un substrato economico che non è in grado di garantire la creazione di posti di lavoro con una stabilità non solo reddituale ma anche di tipo occupazionale”. Come si può agire per contrastare il fenomeno? Marazzi sottolinea che si sta uscendo “da un trentennio di un’economia iper-produttivista, incentrata sulla concorrenza, la gara all’arricchimento, sull’iper-consumo e via dicendo”. Un modello che sta entrando in crisi. “Siamo all’inizio di una nuova epoca nella quale il lavoro non può essere così centrale come lo sono altri valori che hanno a che fare con la vita, con la cultura, con lo stare bene: o noi adeguiamo lo stato sociale e l’economia stessa a questa nuova differenziazione di valori oppure siamo destinati a produrre emarginazione ed esclusione” conclude.

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SEIDISERA del 08.10.2023: L’intervista a Christian Marazzi

RSI Info 08.10.2023, 15:41

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