A Lugano si è aperto stamattina (lunedì) un processo che vede alla sbarra un uomo accusato di aver inflitto per oltre dieci anni violenze, anche sessuali, alla moglie. Lui però nega tutto.
In aula l’accusa ha parlato di violenza ripetuta, a tratti cieca e selvaggia, che il 36enne serbo residente nel Bellinzonese ha inflitto alla moglie. Le violenze si sono ripetute tra il 2010 e il 2023, quindi per oltre un decennio, e sono iniziate fin dai primi giorni di matrimonio. A interrompere l’incubo della donna è stata una denuncia, nell’autunno scorso, che si è poi tramutata in arresto.
Secondo quanto affermato in aula si tratta di una storia di sottomissione: la donna per anni ha subito i tradimenti del marito, arrivando addirittura a dire “di meritarsi tutto quello che lui le infliggeva”. E questo soltanto per il fatto di averla sposata, nonostante non fosse più vergine, definendo ciò come un grande atto d’amore. Ma ai tradimenti si sono aggiunti le botte e le sevizie al termine di liti furibonde, che non si sono fermate neppure dopo le nascite delle tre figlie. Figlie di cui, tra l’altro, l’imputato in aula non ha ricordato nemmeno le date di nascita.
Sulle violenze, l’imputato nega tutto, nonostante la presenza di numerosi messaggi di minacce e nonostante anche le figlie abbiano confermato tutto. L’uomo si pente dei tradimenti, delle minacce, ma dice anche di non aver mai picchiato la moglie in vita sua.
La procuratrice pubblica Valentina Tuoni, anche in ragione di ben sette casi di tentato omicidio, ha già anticipato che chiederà una pena non inferiore ai cinque anni.