Molti ricorderanno che nel 1991 Lugano accolse la Festa Federale di Musica, un poderoso evento nazionale itinerante che si svolge ogni 5 anni. In quell’occasione la RSI, partener mediatico dell’evento favorì anche l’incontro artistico tra il poeta Giorgio Orelli e Lucio Dalla, che del bardo leventinese mise in musica 4 amate poesie tra cui “Kawasaki” e “Calmo Mare”.
Una festa colossale che si concluse proprio col concerto di Lucio al Padiglione Conza ripreso e diffuso dalla RSI. Lucio amava e conosceva Lugano, anzi amava la Svizzera, la Germania e in generale il mondo teutonico. Lo adorava soprattutto dal profilo artistico e culturale con le sue avanguardie artistiche, l’Espressionismo in primis. Non a caso scrisse “Futura” su una panchina davanti al Check point Charlie di Berlino, città che adorava. E in quei giorni di festa soggiornò sulle rive al Ceresio.
Lo frequentai, anzi per onestà intellettuale “gli feci la posta” con lo scopo anche di condurlo ai nostri microfoni. Pagai lo scotto di assumere in alcuni frangenti il ruolo di “damigello di compagnia”. D’altronde già ci si conosceva non fosse che da tempo immemore Lucio frequentava gli studi della RSI e i suoi programmi. E le piazze della nostra regione e i teatri della Confederazione.nRicordate lo splendido e storico “Musicalmente” del 1979? O il sodalizio Dalla-Morandi in Piazza Grande? E poi beh, c’era una storia di famiglia che mi legava a lui.
Per alcune ore dunque in un pomeriggio di fine giugno lo accompagnai a zonzo per la città con la promessa di condurlo ai microfoni nel tardo pomeriggio. Gli piaceva scrutare il lago parlandomi delle sue amate Tremiti e del canto delle diomedee. Mi chiese quali fossero i miei posti preferiti per rifocillarsi, che gli feci visitare; volle anche sapere quali mostre erano in corso, quali musei ci fossero. E tra una chiacchiera, un caffè e qualche autografo firmato qua e là mi resi conto che mi stava guidando in un luogo ben preciso. Non sapevo che una delle sue passioni, o più correttamente manie, erano gli articoli di cartoleria. Penne, pennarelli, matite, colori, fogli, foglietti, bloc notes. In sostanza tutto ciò che una cartoleria conteneva lo irretiva.
E in quegli anni nel cuore della città faceva bella mostra di se una famosa cartoleria ben fornita che Lucio già conosceva. Entrando in questa sorta di “sancta santorum” ricordo l’espressione di stupore che gli si stampò sul volto. Scartabellò, annusò, sfogliò e toccò di tutto, e finalmente acquistò. E venne finalmente anche il tempo della diretta radiofonica. Un’ora abbondante di chiacchiere in diretta a Rete Tre; un’ora di profonda leggerezza in cui ci prendemmo e si prese in giro facendo anche autoironia sulle sue caratteristiche fisiche e raccontando aneddoti gustosi.
“Il mio primo strumento fu la fisarmonica; ma un vicino di casa me la gettò dalla finestra sfasciandola perché esasperato dai suoni che emettevo. E da lì passai al clarino”. Un effluvio di aneddoti, racconti, riflessioni cha accesero la passione degli ascoltatori che ci tempestarono di telefonate, e alle quali Lucio rispondeva appassionato.
Nel corso degli anni ho avuto modo di incontrarlo ancora, così come artisti coi quali collaborò: De Gregori, Ron, Curreri. E tutti hanno contribuito a raccontarcelo, e con grande affetto. Come Gaetano Curreri che ancora ricorda le zoccole e le ciabatte che Lucio lanciava ai musicisti durante le prove come una mamma adirata.
Gianluca Verga