A 20 anni dalla scomparsa

Marlon il Padrino 

Omaggio al grande Brando, domenica 30 giugno su LA 1 alle 00.15

  • 24 giugno, 10:24
Marlon Brando ne "Il padrino"

Marlon Brando ne "Il padrino"

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Marlon il Padrino 


Omaggio al grande Brando 


“L’unica cosa che un attore deve al suo pubblico è non annoiarlo.” Parole di Marlon Brando, attore icona di intere generazioni che seppe tenere alta l’attenzione dei suoi fan sia nella vita pubblica che in quella privata, tra enormi successi, grandi flop, assenza dalle scene e battaglie per i diritti civili. 


Il prossimo 1° luglio saranno trascorsi 20 anni dalla scomparsa del grande interprete, domenica 30 giugno su LA 1 alle 00.15 circa andrà in onda uno dei suoi capolavori per antonomasia: Il padrino.  


In un ritratto a lui dedicato apparso su rsi.ch/cultura a firma di Nicola Lucchi leggiamo: “Nato in Nebraska il 3 aprile del 1924, il giovane Marlon mostrò un carattere ribelle fin dalla giovane età, quando ancora bambino si divertiva a fare scherzi di ogni sorta prendendosi strigliate memorabili. Anche a scuola non andava troppo bene: eccellendo nello sport e nella recitazione, si rivelò un pessimo studente in ogni altra materia. Non fu un caso se il padre scelse di spedirlo in un’accademia militare che, dopo aver rischiato l’espulsione per insubordinazione, il giovane Marlon scelse di abbandonare. Fu seguendo le sorelle a New York che Brando trovò finalmente la propria strada. Qui, frequentando corsi con Erwin Piscator e Stella Adler, prese a dedicarsi all’unica cosa che si sentiva davvero in grado di fare: recitare”. 


“Servì del tempo, perché a causa del suo carattere riuscì a farsi espellere persino dal cast della New School di Sayville, prima di trovare una parvenza di equilibrio. Allora, un passo alla volta, si fece strada fra i teatri di Broadway, interpretando i vari ruoli che lo avrebbero condotto allo Stanley Kowalski di Un tram che si chiama Desiderio. Fu grazie ai propri modi burberi e la spinta poco lusinghiera dell’attrice Tallulah Bankhead se Brando giunse a Tennessee Williams. Il drammaturgo, invitando Bankhead a recitare nella parte di Blanche DuBois, si vide rifiutare l’offerta, ma colse la raccomandazione della donna. L’attrice ne approfittò infatti per caldeggiare l’arruolamento del “totale maiale senza sensibilità e grazia” che aveva lavorato con lei fino a quel momento per L’aquila a due teste di Jean Cocteau. Nessun insulto poteva risultare più utile, perché Elia Kazan avrebbe scritturato Marlon Brando non solo a teatro, ma anche per la trasposizione cinematografica che avrebbe diretto nel 1951”. 


Dopo anni di successo, ci furono anni bui riscattati proprio dal Padrino: “La luce di una nuova alba si accese proprio durante il periodo più buio, quando prima Coppola e poi Bertolucci lo vollero rispettivamente per Il padrino (1972) e Ultimo tango a Parigi (1972), rilanciandone la carriera. Quando, nel 1978, recitò un ruolo secondario nel film Superman, il suo compenso aveva raggiunto la quota di 20 milioni di dollari per pochi minuti. Il colonnello Kurtz di Apocalypse Now (1979), fra le sue parti più emblematiche, giunse solo sei mesi più tardi. Peccato che il declino fisico, nonché una crescente insoddisfazione professionale, lo condussero all’abbandono delle scene dopo il film successivo. La formula (1980) di John G. Avildsen non fu solo un fiasco al botteghino, ma un vero e proprio fallimento”. 


Il padrino (The Godfather) è un film del 1972 diretto da Francis Ford Coppola, prima pellicola della trilogia firmata dallo stesso regista e interpretata da Marlon Brando con Al Pacino, James Caan, Robert Duvall, John Cazale, Richard S. Castellano, Talia Shire e Diane Keaton. La sceneggiatura, scritta da Coppola e Mario Puzo, è liberamente ispirata al romanzo omonimo scritto nel 1969 dallo stesso Puzo. 


Venne premiato con tre premi Oscar, su 10 nomination totali: miglior film a Albert S. Ruddy; miglior attore protagonista a Marlon Brando (che in segno di protesta per le ingiustizie verso le minoranze, soprattutto i nativi americani, non si presentò alla cerimonia di consegna, facendo ritirare la statuetta dall’attrice di origine Apache Sacheen Littlefeather); miglior sceneggiatura non originale a Francis Ford Coppola e Mario Puzo. 


Chi non ricorda l’inizio? New York, 1945. Vito Corleone (Marlon Brando), un immigrato proveniente dalla Sicilia, è il padrino della famiglia Corleone. È diventato, dopo anni dediti principalmente all’organizzazione del gioco d’azzardo illegale ed a racket sindacali, il più potente tra i cinque capi-mafia italo-americani della città. La sua organizzazione gestisce un enorme giro di affari illegali e coinvolge l’iracondo primogenito Santino... 

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