E ancora il tema che fa discutere, che preoccupa, che sta mettendo a dura prova autorità e sanità. È ancora lui il protagonista della cronaca di queste settimane: il coronavirus. I dati dell’epidemia si aggiornano, quasi ora dopo ora, con più di 2'600 contagi in Svizzera, 291 in Ticino, 64 nei Grigioni, 25 i morti di cui 10 in Ticino. Il cantone è stato dichiarato in stato di necessità fino a fine mese. Le misure vanno di pari passo con l’espandersi dell’epidemia: scuole chiuse, musei, piscine, palestre chiuse, ultrasessantacinquenni invitati a non uscire e non prendere mezzi pubblici, divieti di manifestazioni, divieti di visite in ospedali e case anziani, i consigli pratici sono sempre gli stessi: distanze, non darsi la mano, disinfettarsi. Ma intanto il virus circola e a preoccupare è la situazione a sud del confine con la misura attuata di chiudere tutta l’ltalia. La parola d’ordine è restate a casa. E molti si chiedono cosa succederà da noi? Quanto lo scenario italiano si replicherà? Fino a quando potremo tenere aperte le frontiere ai lavoratori italiani che entrano nella Svizzera italiana?
Patti chiari propone il diario di una settimana difficile, con le testimonianze di chi entra in Svizzera per lavorare, di chi ha scoperto di essere malato e sta aspettando il decorso degli eventi. E poi ci sono le applicazioni delle misure: la gente rispetta le distanze? Si dà la mano? Come si regolano ristoranti, trasporti pubblici, esercizi pubblici? Ebbene le riprese di Patti chiari confermano: ancora molti, troppi cittadini, disattendono anche le misure più elementari di igiene e di comportamento.
Ospiti della puntata Manuele Bertoli, direttore del Dip. Educazione, cultura e sport e Christian Garzoni, specialista in malattie infettive e membro del gruppo di coordinamento cantonale sul coronavirus.
Emergenza coronavirus
Patti chiari 13.03.2020, 21:05