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Quando il trasloco è forzato

Patti chiari - Puntata del 7.32025 - Immobili che cambiano di proprietà, interi quartieri venduti, comprati e rivenduti nel giro di qualche mese, palazzi svuotati per essere ristrutturati. A Lugano migliaia di inquilini sono sul chi vive.

  • 7 marzo, 21:00
1:11:47

Lugano addio

Patti chiari 07.03.2025, 20:45

Di: Nicola Agostinetti, Olmo Invernizzi  

Riempiendo gli scatoloni saltano fuori vecchie fotografie sbiadite scattate quando la famiglia Poncioni si trasferì in via alle Vigne a Pregassona, dentro una palazzina nuova fiammante. Sono trascorsi oltre trent’anni, per Nicoletta Poncioni e per i suoi anziani genitori quell’avventura ha subito una brusca fine. Il condominio ha infatti cambiato proprietà lo scorso autunno e da allora tutto è precipitato. L’acquirente, un gruppo immobiliare ticinese chiamato Monopoly, ha infatti deciso di rivendere immediatamente alcuni degli appartamenti. Gli inquilini si sono così ritrovati davanti a una scelta: o comprare l’appartamento o andarsene. 

Il prezzo proposto dall’immobiliare è vantaggioso, ma Nicoletta non si fa convincere. “Io ci vivo dentro da 30 anni, so com’è il mio appartamento, so che non è stato cambiato il frigorifero, non è stato cambiato né vetroceramica, né forno…” La proposta, insomma, è quella di acquistare un appartamento che ha quasi 40 anni. L’epilogo? Per i genitori di Nicoletta, ultraottantenni, è stato un ricovero anticipato e frettoloso in casa anziani, per la figlia si è invece tradotto in un trasloco nel Sopraceneri, a Giubiasco, dove i prezzi degli immobili sono più abbordabili rispetto a quelli luganesi.

Palazzi venduti, e a volte addirittura svenduti, da investitori istituzionali, riacquistati da gruppi privati, spezzettati in proprietà per piani e subito rivenduti. Sta succedendo in tutta la città di Lugano, soprattutto nella sua cintura, caratterizzata da immobili vetusti. 

“Nel 2022 e nel 2023, con la guerra in Ucraina, l’incertezza economica che ha creato e soprattutto l’aumento dei tassi di interesse, altre possibilità di investimento si sono rese più interessanti” osserva l’esperto immobiliare Manuel Gamper. “Le casse pensioni e gli investitori istituzionali hanno così deciso di vendere una parte del portafoglio immobiliare. ” Se quel parco immobiliare non rende più sufficientemente nel mercato del reddito, può tornare più che interessante in un altro mercato: quello dell’uso proprio. Così diverse società si sono specializzate in questo tipo di operazioni: le cosiddette disdette-vendita. 

Nel quartiere di via Vergiò a Breganzona sta succedendo la stessa cosa. Protagonista sempre il gruppo Monopoly che ha acquistato ben undici palazzine cedute dall’assicurazione Helvetia, quattro delle quali ha deciso di rimetterle subito in vendita. Centinaia di famiglie sono così sul chi vive. 

Ho 76 anni e non posso accettare di comprare un appartamento. Vorrei stare in affitto.” Il destino di Margherita (nome di fantasia ndr) è ancora appeso a un filo. La donna è invalida e dopo oltre trent’anni vissuti nel quartiere non riesce ad immaginarsi un futuro lontano da Breganzona. Ma chi acquisterà il suo appartamento sarà d’accordo di mantenerla in affitto, più o meno alle stesse condizioni? “Penso che avranno un cuore e un cervello per pensare a questo” sospira Margherita visibilmente preoccupata “Spero che qualcuno lo faccia, e che non mi mandi via da Breganzona.” 

Il gruppo Monopoly vuole rassicurare. Uno dei responsabili della società immobiliare è nato e cresciuto proprio in quel quartiere. “Siamo anche noi dei ragazzi con famiglia e reputiamo l’inquilino una persona, non un numero” dice Alessandro Pianca, direttore di Monopoly. “Sicuramente cercheremo di investire del tempo per comprendere con loro quali sono le esigenze.” Per le situazioni più delicate, per esempio nel caso di inquilini anziani, la società propone di vendere i loro appartamenti con la clausola che chi compra mantenga gli affittuari attuali alle stesse condizioni”. 

Nel frattempo però, molte famiglie se ne sono già andate. Un comitato di inquilini ha intanto incontrato il municipio di Lugano per capire se la città possa essere interessata all’acquisto di uno o più stabili, così da mantenere le pigioni moderate. Le condizioni sembrerebbero esserci.

Dalla parte opposta della città, in via industria a Pregassona, tutto è invece già deciso. Gli inquilini del famigerato “multipiano”, uno dei grattacieli di Lugano, dovranno liberare gli spazi entro agosto. La maggior parte delle famiglie se ne sono intanto già andate via. 

“Magari finirò sotto un ponte” osserva sconsolata Silvia Morra guardando dalla sua finestra da un degli ultimi piani. Di affitti simili al suo non riesce a trovarne e rapidamente sta perdendo ogni speranza. 

Il palazzone di Pregassona dovrà essere completamente ristrutturato e una volta finiti i lavori, non nasconde il fondo zurighese proprietario dell’immobile, gli affitti subiranno un aumento. Insomma, nessuno degli attuali inquilini potrà farvi ritorno. La città, d’altronde, si è posta l’obiettivo di diversificare gli abitanti del quartiere, anche per motivi di ordine pubblico. Ma dove finirà chi non può permettersi standard di vita più alti?

Se lo chiede anche Paolo Randazzo, abitante delle cosiddette “case Sugus” di Zurigo, condomini popolari nel pieno centro della città. Dovrà andarsene anche lui, causa ristrutturazione completa dell’immobile in cui vive da due decenni. In questo caso si tratta però di speculazione pura, visto che i condomini “Sugus” hanno poco più di vent’anni e non sembra esserci urgenza di mettervi mano. Per Paolo, trovare affitti paragonabili all’attuale, significherà addirittura cambiare Cantone. “Dovrei andare a 15 chilometri da qua, verso Argovia, verso Winterthur o verso San Gallo. Io, che sono nato qui 53 anni fa, non voglio andarmene in un altro Cantone.

La città di Zurigo sta valutando se acquistare gli immobili. Ogni anno spende qualcosa come mezzo miliardo di franchi per comprare condomini e mantenere le pigioni basse. Altrimenti migliaia di inquilini finirebbero per strada, non potendo permettersi gli affitti fuori controllo della capitale economica della Svizzera.

La vicenda delle “case Sugus” ha scosso l’opinione pubblica e la politica zurighese ed ha aperto gli occhi sulla progressiva sparizione di alloggi a pigione moderata in città. A Lugano ci sarà la stessa sensibilità?

  • Presa di posizione - MONOPOLY

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