Si chiama Prolia ed è un medicamento di nuova generazione contro l’osteoporosi, la patologia che provoca l’indebolimento delle ossa, soprattutto nelle donne dopo la menopausa, con il rischio di fratture. A lanciarlo, nel 2010, la ditta statunitense Amgen. Il farmaco è molto promettente, rivoluzionario. L’entusiasmo quindi è grande, ma l’euforia dura poco. Perché c’è un problema.
Pochi mesi dopo la fine della terapia, il Prolia può avere conseguenze devastanti. La rottura delle vertebre. Ne sanno qualcosa tre donne che a Patti chiari raccontano le loro sofferenze: dolori cronici, difficoltà a muoversi, sedute di ergo e fisioterapia e molto riposo. Ma non sono sole, in Svizzera i casi simili sarebbero un centinaio.
A suonare il campanello d’allarme un’équipe dell’Ospedale universitario vodese. E’ stato infatti il Centro delle malattie ossee del CHUV a stabilire, per la prima volta a livello mondiale, un nesso fra il Prolia e le fratture della colonna vertebrale.
I medici di Losanna sono stati ascoltati? La ditta produttrice cosa dice? Era a conoscenza dei problemi? Si possono evitare? E le autorità sanitarie svizzere hanno reagito?
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Prolia, la cura che fa male
RSI Inchieste 02.03.2018, 23:44
Prese di posizione
- Presa di posizione di AMGEN
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/la1/programmi/informazione/patti-chiari/5m6fmq-Presa-di-posizione-di-AMGEN/download/Presa_di_posizione_+di_Amgen_1.pdf