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Ucraina, alla ricerca dei propri cari

È uno dei compiti del CICR; molte le richieste di aiuto ogni giorno - Le famiglie chiedono più efficacia nella ricerca delle persone separate dalla guerra

  • 25 febbraio 2023, 06:47
  • 20 novembre, 11:53
Separati dalla guerra

Separati dalla guerra

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Di: Lucia Mottini 

È una delle sue missioni storiche: da 150 anni il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) si sforza di ristabilire i contatti tra le persone disperse nei conflitti. Ma la guerra in Ucraina comporta sfide nuove e una forte pressione. RSI ha visitato il centro specializzato sull'Ucraina a Ginevra.

Immaginate di aver perso le tracce di una persona cara durante la guerra: potrebbe essere un figlio partito al fronte o un parente sfollato o scomparso dopo un bombardamento. Un modo per cercarlo è telefonare all'Agenzia del CICR che si occupa di rintracciare le persone. E potrebbe rispondervi Olga, la responsabile del centralino che raccoglie ogni giorno circa 120 richieste d'aiuto. La giovane bielorussa non nasconde la delicatezza del compito.

Un primo contatto carico di emozioni

"La disperazione di certe chiamate può toccare personalmente. Ma dobbiamo essere professionali, ascoltare e gestire lo stress". Al frontdesk si raccolgono solo informazioni di base, i dati anagrafici e il luogo della scomparsa. Un altro ufficio si occuperà poi di approfondire l'indagine. Malgrado ciò questo primo contatto è carico di emozioni:

"Ad esempio, una mamma ci ha raccontato che la figlioletta ha sognato suo padre ferito e ha provato male nello stesso punto. Una simbiosi che mi ha toccato: anch'io sono madre"

Chi chiama a volte si trova in condizioni molto precarie, magari su un tetto, per avere rete, o sotto un bombardamento. E c'è anche chi chiama tutti i giorni e conosce tutti gli operatori per nome:

"Quando non si fanno vivi, quasi ci preoccupiamo", sorride Olga. Non di rado c'è anche molta rabbia: "Sono disperati, dobbiamo capirli, forse reagirei anch'io così nella loro situazione." E aggiunge che l'estate scorsa ci sono state molte critiche verso il CICR, con conseguenze sul tenore delle chiamate: "Abbiamo dovuto gestire la situazione cercando di calmare le persone che erano aggressive al telefono."

Le critiche al CICR

Le critiche al CICR sono venute anche dai vertici ucraini. A metà novembre, il presidente Volodymyr Zelensky ha rimproverato all'organizzazione di non essere abbastanza attiva nella visita ai prigionieri in mano russa o per ritrovare i deportati. Anche questo ha inciso sul tono delle chiamate? Ritroviamo tutto quanto succede, nelle telefonate - risponde con riserbo Olga - e noi cerchiamo di adattarci nel nostro modo di rispondere."

Il centralino di Ginevra è solo uno dei punti d'entrata delle richieste. Ce ne sono altri due in Russia e in Ucraina. Altre informazioni sulle persone scomparse giungono dai "Centri di informazione nazionali", gestiti dai due Stati in guerra, e dai delegati del CICR che visitano le prigioni e che svolgono inchieste sul posto. Informazioni che sono convogliate in una banca dati di cui ci parla - qualche ufficio più in là - Jérôme Cossou, responsabile del dipartimento "Dati".

"La difficoltà più grande all'inizio era il rischio di confusione perché i centri di informazione nazionali fornivano dati incompleti sull'identità dei prigionieri o dei caduti. Con il tempo c’è stato un miglioramento."

Ristabiliti 4'000 contatti

Finora sono circa 20’000 le persone che vengono seguite dall'agenzia del CICR e sono stati ristabiliti circa 4’000 contatti. È certo però che questa guerra rappresenta una sfida per questo settore del CICR.

"Prima di tutto non abbiamo mai avuto così tante informazioni in poco tempo - spiega Cossou -. Inoltre, molta informazione circola sui social: informazioni non sempre verificabili, ma che prendiamo in considerazione per orientare le nostre ricerche."

Il tutto con la massima prudenza perché c'è anche una guerra dell'informazione ricca di fake news. Un'altra novità in questo conflitto è la forte consapevolezza delle famiglie:

"Abbiamo a che fare con persone particolarmente informate, che hanno letto le Convenzioni di Ginevra e che ci mettono sotto pressione per lavorare più velocemente e dare delle risposte. "

Una situazione di cui Jérôme Cossou vede il risvolto positivo: un forte stimolo a migliorare ogni giorno per rispondere sempre più efficacemente alla sofferenza delle numerose persone alla disperata ricerca dei propri cari.

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