Svizzera

La signora del calcio svizzero

Intervista a Madeleine Boll, la vallesana che negli anni Sessanta ottenne (per sbaglio) la prima licenza e aprì la via a tutte le giocatrici elvetiche

  • 2 agosto 2022, 10:42
  • 4 ottobre 2023, 18:17
04:19

SEIDISERA 18.00 del 01.08.22: l'intervista a Madeleine Boll di Agata Galfetti

RSI Info 01.08.2022, 21:02

  • Keystone
Di: SEIDISERA/redMM 

Il nome di Madeleine Boll ai più non dirà nulla anche in Svizzera. Eppure è a donne come lei se, oggi, la parità tra i generi nello sport è un po' meno lontana e se quasi 90'000 spettatori sabato sera erano a Wembley per assistere alla finale dei Campionati europei di calcio. La vallesana, nata nel 1953, all'età di 12 anni fu infatti al centro di un caso internazionale che le diede grande notorietà come giocatrice delle giovanili del Sion.

Licenza accordata e poi revocata

Nel 1964, grazie ad un errore della federazione (credevano fosse un ragazzo), fu la prima calciatrice ad essere ufficialmente tesserata in Svizzera. Si trovò in campo nella sfida tra le formazioni giovanili andata in scena prima della partita di Coppa delle Coppe tra i vallesani e i turchi del Galatasaray del 15 settembre 1965. La presenza di una ragazza non passò inosservata ai molti giornalisti presenti. Scoppiò il caso. Ne parlarono in Svizzera, nel resto d'Europa e anche in Sud America. Lei si vide ritirare la tessera e dovette andare a giocare con i ragazzi nel campionato scolastico vodese, ma ormai il suo nome era diventato noto.

Una carriera in Italia

Tanto che nel 1969, proprio mentre in Svizzera si organizzava il primo campionato femminile (la Lega nazionale nacque il 24 aprile 1970), la cercarono i dirigenti delle squadre femminili italiane. Dapprima giocò con il Gommagomma Meda, poi con la Real Juventus di Torino e la Falchi. La centrocampista svizzera, soprannominata la "Montagna bionda", si guadagnò un posto nella Nazionale rossocrociata della quale fu anche capitana per alcuni anni. In Italia vinse due scudetti e una coppa e quando, nel 1975, tornò a giocare nel suo Sion per tutti ormai era la "Pelè bianca".

Madeleine Boll

Madeleine Boll a 12 anni , quando giocava nelle giovanili del Sion

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"Il regolamento parlava solo di maschi e il servizio medico della Federazione diceva che il calcio non era uno sport per ragazze" ricorda ai microfoni della RSI Madeleine Boll. Oggi ha 69 anni e, ripensando ai suoi inizi, non può che essere felice dell'evoluzione del calcio femminile. "Vista con gli occhi di oggi la mia storia è stata l'evento scatenante di tutto un movimento che ha permesso ad altre ragazze di dire beh, ma allora anche noi possiamo giocare a calcio", afferma. Al contempo spera però che il calcio femminile non diventi il calcio maschile.

Madeleine Boll capitana della nazionale nel 1972 a Basilea

Madeleine Boll capitana della nazionale nel 1972 a Basilea

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"Al giorno d'oggi forse è il calcio maschile a non essere più tanto apprezzato tra falli e scenate in campo... Spero che nonostante inizino a girare un po' più di soldi, si mantenga il gioco genuino che è oggi", sottolinea la pioniera del calcio femminile svizzero augurandosi che l'entusiasmo suscitato dagli Europei prosegua attirando il pubblico negli stadi e facendo crescere ulteriormente il movimento.

Un sogno gli Europei Svizzera 2025

"Bisogna puntare sulla formazione, sullo sviluppo di nuove giocatrici che vadano poi a rinforzare la Nazionale - sottolinea Madeleine Boll -. Secondo me siamo sulla buona strada. I prossimi obiettivi sono la qualificazione ai Mondiali in Nuova Zelanda. Poi il mio sogno è che la Svizzera si aggiudichi l'organizzazione degli Europei del 2025. Sarebbe un'avventura bellissima per il paese e per tutto il movimento". E detto da chi lo ha fatto nascere...

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