Colpo di scena

La solitudine

Originale radiofonico di e con Nicolas Joos

  • Ieri, 13:30
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Da Mercoledì 6 a Venerdì 8 novembre 2024 - ore 20:00

Con Nicolas Joos
Presa del suono, sonorizzazione ed editing: Thomas Chiesa
Produzione: Francesca Giorzi

Riascolta quì "La solitudine"

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Lugano è la mia città. Negli anni 90 eravamo una compagnia di 50 giovani affiatati di vent’anni che frequentava il bar Piccolo Federale in Piazza Riforma. Eravamo la Compagnia del Piccolo. Dopo le 18 la città si svuotava e per le strade del centro incontravamo solo fantasmi quindi o salivamo al Parco San Michele per vedere dall’alto le luci della città e dal basso le luci delle stelle, oppure partivamo per Milano a far serata. Tanti giovani della mia generazione sono cresciuti con la rassegnazione di abitare in una città di fantasmi.
Torno ogni tanto a Lugano, un po’ per lavoro, un po’ per nostalgia della mia terra e della mia gente. A fine ottobre del 2024, dopo 6 mesi di assenza sono tornato. Il tempo era brutto, pioveva da 5 giorni, ho chiamato la mia gente, i miei amici, nessuno voleva uscire. Sono sceso quindi da solo in città. Lugano era deserta. I locali vuoti. Ho incontrato un Pakistano che sotto la pioggia vendeva rose ai fantasmi. Uno di quelli ero io. Siamo andati a berci una birra. Mi ha raccontato con nostalgia della sua terra, della sua gente. Come Cenerentola a mezzanotte l’ho salutato. Avevo l’ultimo bus che dal centro mi portava a casa. Dopo qualche giorno ha smesso di piovere ed è arrivato Halloween, sono sceso ancora a Lugano. Per l’occasione i fantasmi erano diventati mostri e affollavano i locali con danze macabre. Da fantasma sono entrato in uno di questi locali e ho ballato, ho ballato fino a perdere l’ultimo bus che mi avrebbe portato a casa. Sono tornato a piedi e lungo la strada, per oltre un ora ho guardato le stelle, le stesse stelle che da ragazzo guardavo dal parco San Michele. Erano sempre li, allo stesso posto e brillavano come quando avevo vent’anni. Brillavano come i miei occhi emozionati. Io, la mia mia gente, la mia città e le mie stelle, eravamo sempre uguali.

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