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Fuori dal Libro (1./5)

Un viaggio tra religioni antiche e moderne, serie e semiserie, che non si riconoscono nelle scritture ebraiche

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Di: Marco Pagani 

Tutte le religioni, sia quelle con miliardi di credenti e millenni di storia, sia quelle nate da pochi anni e che coinvolgono qualche migliaio di persone, rispondono a un bisogno fondamentale dell’essere umano: quello di dare un senso alla propria vita che vada oltre la vita stessa.

Le risposte che le religioni forniscono possono essere (e nella storia -di fatto- sono state) le più varie e fantasiose, ma quel bisogno rimane un anelito fondamentale, costantemente in evoluzione.

E il fatto che la stragrande maggioranza di coloro che si definiscono credenti, oggi sulla terra, rivolga la sua fede a sistemi religiosi di matrice abramitica basati sul concetto di un dio unico e di un’unica verità, nulla toglie al valore intrinseco che possono avere religioni che si collochino al di fuori di questa narrazione.

Sia quando si tratta di religioni antichissime, come lo Zoroastrismo o i culti pagani dell’antica Roma, sia quando parliamo di religioni appena nate (e più simili a provocazioni che a religioni) come il Pastafarianesimo o il Culto della Forza Jedi, l’approccio dell’essere umano al “sacro” merita attenzione, qualunque sia la forma in cui si manifesta.

Iniziamo questo viaggio che mette insieme modi “altri” di definire sé stessi in rapporto all’eternità e all’infinito “fuori dal libro” con Graziano Graziani: saggista, esperto di teatro, conduttore di Fahrenheit su Rai Radio 3, autore del Catalogo delle religioni nuovissime, edito da Quodlibet.

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