Sono passati dieci anni dalla notte del 2 ottobre 2015, quando a Kunduz, in Afghanistan, fu bombardato da un aereo AC-130 delle forze statunitensi l’ospedale di Medici senza frontiere. Il bilancio di quell’azione fu di 42 vittime, tra cui molti bambini ricoverati, e 14 tra medici e infermieri.
Perché ricordare quel massacro, di cui ha parlato Francois Dumont, direttore comunicazione di Medici Senza Frontiere, riproponendo lo sceneggiato “Bombe di pace”? Perché dopo dieci anni quello che sembrava solo un episodio di un conflitto lontano si ripete quasi quotidianamente in molti conflitti e soprattutto vicino a noi
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