L’ECM non ha bisogno di presentazioni. In Europa è una leader indiscussa, ma anche nel Resto del Mondo si attesta tra le migliori, anche per la sua lunga storia (fondata nel 1969) e per il suo «comandante» Manfred Eicher, da sempre attento alle sonorità jazz e classiche. Non solo, perché la casa discografica di Monaco di Baviera è attenta alla declinazione di diversi idiomi musicali, costruiti intorno al jazz e ad altri linguaggi appartenenti a tradizioni folcloriche diverse. Tra le nuove produzioni jazz di ECM puntiamo i riflettori sul nuovo disco del sessantanovenne pianista norvegese Jon Balke, Skrifum, che tiene a cuore il folclore e mette insieme tutte le sue molteplici esperienze artistiche.
D’altra pasta è fatto After The Last Sky di uno dei maestri indiscussi dell’oud Anouar Brahem. Il musicista tunisino coniuga perfettamente gli stilemi del jazz con le sonorità magrebine e attinte dal maqam arabo.
La triade si chiude con un fratello d’arte: il sassofonista israeliano Yuval Cohen (fratello di Avishai, il trombettista) e il suo debutto per l’ECM con il disco Winter Poems.
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