“Il più grande autore di canzoni che sia mai vissuto”, parola di George Gershwin. È l’epigrafe posta in bella mostra nella Home Page del sito ufficiale di Irving Berlin, rinforzata un altro esimio collega del tempo, Jerome Kern, che dichiarò: «Irving Berlin non ha un posto nella musica americana – lui è la musica americana». La frase introduce la sezione “ascolti”, dove si trovano le sue canzoni più celebri raccolte in decine di album antologici che rimandano a Spotify.
Il vertice della sua produzione è rappresentato da White Christmas, lanciata da Bing Crosby nel film Holiday Inn (1942; La taverna dell’allegria) e destinata a battere ogni record di vendita conservando a tutt’oggi il primato di singolo più venduto di sempre, con oltre 50 milioni di copie. Con White Christmas Berlin inventò il pop natalizio, epurando la festa della Cristianità dai suoi riferimenti religiosi e dissolvendo l’alterità ebraica nella generica americanità. Ha scritto Philip Roth che l’intuizione vincente di Berlin stava nell’aver «de-cristianizzato» le due più importanti feste della Cristianità trasformando il Natale in una vacanza sulla neve e la Pasqua in un fashion show (Easter Parade, 1948, Ti amavo senza saperlo). Quest’anno ricorre il 70° anniversario del film omonimo (White Christmas), remake a colori di Holiday Inn, celebrato anche in un musical di Broadway rappresentato in contemporanea in varie città americane. Il sito contiene una sezione biografica, una dedicata alla musica, ricca di informazioni su singole canzoni compresa una pagina speciale sugli 80 anni di White Christmas (2022), una sezione sul teatro musicale e una sui film di cui Berlin ha composto la colonna sonora. Infine, una galleria di immagini e video e il marketing, inarrestabile a 35 anni dalla morte di Berlin, formidabile gallina dalle uova d’oro grazie a libri, dischi e licenze varie.
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