"Un giardino m’invitava" di Cristina Cavalletti Mercogliano, Zecchini Editore (dettaglio di copertina)
La Recensione

Un giardino m’invitava

Il sogno poetico di Mathilde Wesendock e Richard Wagner nel piccolo Eden sul lago di Zurigo

  • www.zecchini.com
  • 2.8.2024
  • 24 min
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Di: Luisa Sclocchis

È dedicato all’amicizia appassionata di Mathilde Wesendonck e Richard Wagner il romanzo firmato da Cristina Cavalletti Mercogliano, medico, ricercatore e appassionata di musica. Wesendonck, poetessa tedesca, trasferitasi nel 1851 a Zurigo insieme al marito che, nella primavera del 1857, all’ingresso del compositore nel giardino della loro villa vede schiudersi un nuovo capitolo della sua vita. Suo marito Otto offrì all’amico Richard e sua moglie di stare a Zurigo per tutto il tempo che avessero desiderato. Divenne questo, per la poetessa e il compositore - il cui primo incontro risale all’inverno del 1852 - un periodo di passione e idillio che ebbe importanti riflessi artistici nella di lui scrittura. E di cui lei portò il ricordo per sempre nel cuore. Un viscerale sentimento amoroso motivo d’ispirazione di opere fondamentali come Tristano e Isotta, certamente, ma anche paragonato da alcuni a quella idealizzazione di amore che in letteratura Beatrice fu per Dante o Laura per Petrarca. «[...] ancora una volta l’artista amò inconsapevolmente il riflesso della propria luce, l’incantesimo del proprio sogno. Mathilde fu compagna, ispiratrice, nume presente alla stesura e alla composizione del Tristano, Wagner la erudì nella sua estetica musicale ch’ella, senza nulla chiedere, e, verosimilmente senza troppo comprendere, accolse con devoto entusiasmo: ella scrisse delle mediocri poesie, che il Maestro s’affrettò a musicare ed in parte accolse nell’opera poderosa», queste alcune parole con cui Guido Manacorda, nella sua apprezzata versione italiana del testo, rende magistralmente la densità ritmica e allitterativa del Tristano e Isotta contribuendo a renderne accessibile la complessità e profondità di significati.

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