È il 2 novembre del 2004 quando di prima mattina ad Amsterdam, nel mezzo di una strada, il regista olandese Theo van Gogh viene brutalmente ucciso. Insieme alla scrittrice di origine somala Ayaan Hirsi Ali aveva da poco ultimato un cortometraggio provocatorio, di denuncia nei confronti di un Islam che condona la violenza contro le donne.
Insieme agli attentati sui treni avvenuti a Madrid nel mese di marzo dello stesso anno, questo omicidio è stato uno dei primi segnali dell’evolversi di una scena islamista violenta "made in Europe". L’estremista che ha compiuto il gesto efferato, faceva parte di un vasto gruppo di radicalizzati - il cosiddetto Hofstad Group - la cui parabola rimane fondamentale per confrontarsi con ciò che avviene anche nel resto dell’Europa. A spiegare in che modo è Bart Schuurman, ricercatore all’Istituto per la Sicurezza e gli Affari Globali della Leiden University con sede all’Aja, che all’evolversi di questo gruppo ha dedicato un libro. Per capire come l’Olanda, da allora, vive e affronta il problema della radicalizzazione partiamo da qui.
Incontriamo poi il giornalista Maarten Zeegers che per tre anni, passando per un mussulmano osservante - fatto che non gli ha risparmiato critiche - ha frequentato moschee e cerchie islamiche nelle aree di Schilderswijk e Transvaal, spesso al centro delle cronache perché considerate focolai di radicalismo. In seguito, in questa zona ci addentriamo insieme a Itai Cohn, che la brutta fama in cui è avvolto il suo quartiere la combatte attivamente organizzando visite guidate, e raccogliamo la voce di Peter de Schwamm che lavora da 25 anni in un centro giovanile locale.
Ma poiché in Olanda come nel resto d’Europa, la gestione di un gran numero di radicalizzati, aspiranti jihadisti, reclutatori, simpatizzanti, combattenti negli stadi più diversi del loro percorso rimane una questione complessa e sempre più rilevante, abbiamo interpellato anche André Seebregts, che a Rotterdam esercita la professione di avvocato. Il suo studio è noto per seguire casi legati al terrorismo. La sua, è la prospettiva della difesa.
Infine, sentiamo la giornalista Janny Groen, che si occupa da lungo tempo della scena jihadista e radicale al femminile.
A ricordare, invece, per noi il giorno in cui Theo van Gogh venne ucciso è Gijs van de Westelaken, suo caro amico e produttore.
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