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L’elefante della Capriasca

L’impatto della tragedia nella memoria della Valle

  • Oggi
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  • Flavio Stroppini
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«Quel che accadde realmente quel primo pomeriggio del 29 aprile 1925 forse lo sanno solo i boschi di betulle che attorniano la Picheta, piccolo monte poco sotto Gola di Lago in Capriasca. In realtà questa storia è stata dimenticata. In pochi possiedono ancora qualche frammento. E nonostante l’ordine che ho cercato di fare, ognuno ha il suo sguardo. È come se una volta finita l’esplosione, che ha portato titoli in prima pagina e scandalo, tutto sia stato volutamente chiuso a chiave in un cassetto. E la chiave ormai non si sa più dov’è finita. A me non interessa la verità, voglio solo capire cosa sia accaduto e come dopo cento anni la memoria sopravviva e identifichi, o abbia identificato, un pezzo di territorio. I fatti? Scrive la Gazzetta ticinese il 30 aprile 1925».

«Oggi alle 14 un drammaticissimo fatto metteva a soqquadro la vita della tranquilla Capriasca. Certo Deluigi Bernardo, con un colpo di rivoltella alla testa, freddava il notissimo conduttore d’Alpe Rovelli Pietro di Lelgio, soprannominato Pinin, suo zio.»

L’oggi era il giorno precedente. Il 29 aprile. Già da subito in questa storia iniziano a crearsi incongruenze tra la realtà dei fatti e la loro narrazione.

Musiche di Andrea Manzoni.

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